Non sembra che il concetto di “democrazia” sia tra i più limpidi della scienza e della prassi politiche, perché in esso solitamente si ricomprende un insieme di elementi e di presupposti di carattere storico, sociologico e filosofico, così vari ed eterogenei da alterarne i tratti essenziali e da offuscarne una visione sintetica e metodologicamente corretta.
Schumpeter propone, in alternativa al concetto classico di democrazia come “identità tra volontà individuale e volontà collettiva”, una dottrina che concepisce la democrazia come “lotta in concorrenza per il comando politico”. Tale determinazione del concetto di “democrazia” riesce a superare l’ostacolo principale della dottrina classica, la quale non spiegava «perché tanto la volontà quanto il bene del popolo possono essere serviti – e sono serviti in molti casi storici – altrettanto bene o, forse, meglio, da governi che non si possono definire democratici secondo l’uso riconosciuto del termine» (Schumpeter, Capitalismo, socialismo e democrazia, 1955) e risulta più adeguata alla complessa realtà sociale cui vuole riferirsi. Permangono tuttavia numerose difficoltà le quali rendono insoddisfacente la caratterizzazione della democrazia proposta da Schumpeter; ciò dipende dal fatto che il fenomeno sociale in esame presenta una serie di variabili che non possono essere esplicate se non in funzione di una coerente e concreta caratterizzazione del comportamento umano che, nel periodo in cui egli elaborava la sua ipotesi, non era ancora stata raggiunta.
(Considerazioni sul concetto di “democrazia” in J. A. Schumpeter, cfr. pp. 71, 83)
Considerazioni sul concetto di “democrazia” in J.A. Schumpeter
H. Kelsen, Teoria generale del diritto e dello Stato, Edizioni di Comunità, Milano, 1952
J. A. Schumpeter, Capitalismo, socialismo e democrazia, Edizioni di Comunità, Milano, 1955