L’intervento pone l’attenzione sul pluralismo come fondamento della libertà di operare dell’impresa, della innovazione sociale e della razionalità scientifica. «Il pluralismo è legato alla necessità di stabilire regole del gioco, metodi di convivenza tra differenti culture, e quindi tra gruppi che si fanno portatori di differenti culture e che in funzione di queste competono nella società, al fine di ampliare la base di accettazione che li legittima. Il discorso sul pluralismo inteso in questo senso prescinde dagli specifici contenuti progettuali o dalle specifiche prese di posizione ideologiche dei singoli gruppi all’interno della società. Il pluralismo è un metodo mediante il quale non si elimina il conflitto, che permane, ma lo si regola per consentire la compresenza di vari gruppi che si facciano portatori di differenti progetti sociali. In questo senso il pluralismo lascia spazio all’ideologia come momento intuitivo, acritico e in ultima analisi emotivo di esperienza individuale. È incompatibile con l’ideologia quando quest’ultima pretende di porsi come fattore esclusivo di soluzione dei problemi sociali, cioè come cultura sociale egemone.»
«Il pluralismo pone le condizioni perché tutte le scelte con esso compatibili possano essere proposte e realizzate. Come si realizzano queste condizioni? Attraverso la istituzionalizzazione di tre limiti fondamentali alla gestione del potere: un limite che impedisce alla minoranza di gestire direttamente le funzioni pubbliche; un limite temporale alla gestione del potere da parte della maggioranza; un limite alla cumulabilità nella gestione delle funzioni pubbliche. Il primo limite regola il conflitto (che si realizza proponendo innovazioni politiche e sociali sulle quali aggregare il consenso) in base al principio di maggioranza; il secondo limite significa che i gruppi in conflitto debbono alternarsi nella gestione del potere; il terzo limite afferma che le funzioni pubbliche debbono essere reciprocamente autonome. Il discorso sul pluralismo e il discorso sulla innovazione ci riconducono inoltre al parametro della razionalità scientifica. Nell’ambito del pluralismo la razionalità scientifica trova i maggiori spazi per potersi realizzare storicamente. In questo senso il pluralismo, pur non implicando necessariamente la razionalità scientifica, ne costituisce un presupposto. È nel pluralismo, non certo nella egemonia ideologica, che la razionalità scientifica può crescere e generalizzarsi.»
(Testo dell’intervento, pp. 453, 455)
Intervento nella seconda seduta dell’incontro di studio sul tema “Impresa e mercato” online
Le problematiche sul pluralismo sono state da me riprese anche in:
Pluralismo e innovazione, Il Sole 24 Ore, 15 febbraio 1978
Egemonia o pluralismo?, Il Sole 24 Ore, 4 marzo 1978
Definiamo il pluralismo, Il Sole 24 Ore, 22 marzo 1978
In questa repubblica non c’è pluralismo, La Repubblica, 10-11 giugno 1979