Gli studi sul sottosviluppo sono numerosi, quantunque ancora non si sia giunti a una coerente sistematizzazione teorica della materia. È incontestabile come i tentativi volti a caratterizzare il fenomeno su un piano più propriamente teorico, mediante la individuazione di strutture sociali ad alto grado di generalità, debbano essere accolti con molta maggiore soddisfazione e suscitino un più largo interesse. Alla luce di queste premesse deve essere valutato il lavoro di Edward C. Banfield, edito negli Stati Uniti nel 1958 col titolo “The moral basis of a backward society”.
Il metodo seguito da Banfield, a differenza degli studi analitici e descrittivi di cui abbonda la moderna letteratura sociologica, utilizza uno schema teorico preesistente all’indagine empirica. In sintesi, egli evidenzia come si sottovaluti l’importanza delle condizioni culturali, psicologiche e morali del gruppo sociale, cioè della “cultura” in senso lato del gruppo medesimo; mentre è proprio quest’ultimo fattore che condiziona la capacità e il grado di organizzazione del gruppo, da cui dipendono il progresso economico, sociale e politico di una collettività. Banfield spiega l’estrema povertà e arretratezza nell’incapacità degli abitanti di agire per qualsivoglia fine che trascenda l’interesse materiale immediato del nucleo familiare, derivante da un particolare tipo di cultura che egli individua, cioè dall’ethos di quel fenomeno che egli chiama “familismo amorale”.
Nell’articolo viene analizzato lo schema teorico, riformulando quelli che sembrano i punti fondamentali su cui poggia l’ipotesi dello studioso americano e vengono mosse alcune critiche, le quali nulla tolgono alla serietà scientifica del suo studio e alla utilità del medesimo, che costituisce una tappa importante nell’analisi del sottosviluppo.
(Una Comunità del Mezzogiorno, cfr. pp. 82-84)
Una Comunità del Mezzogiorno online
Edward C. Benfield, Una comunità del Mezzogiorno, Il Mulino, 1961