5/33«Nel testo di C. Clark (Il mito dello sviluppo economico. Growthmanship) […] le variabili culturali (che Clark chiama i fattori umani) sono prese in considerazione come variabili esogene rispetto alle variabili economiche esplicate in una logica (neoclassica) di mercato concorrenziale. Ma a queste variabili esogene viene data una connotazione restrittiva, in quanto si suppone che le stesse “possano progredire solamente a un ritmo relativamente lento, seppure uniforme” e che qualsiasi azione intesa a forzare questo ritmo in modo brusco conduce probabilmente a sprechi di risorse e può rallentarlo. Questo significa che la società (come il mercato) dovrebbe possedere una propria dinamica interna, che ne garantirebbe l’equilibrio, raggiungibile spontaneamente.
L’idea che la dinamica dell’equilibrio possa essere estesa ai fattori umani, cioè alle variabili culturali (esogene rispetto alle variabili economiche), espressa da Clark , è tuttora molto comune anche se è fondata su una falsa generalizzazione, che non distingue tra le interazioni di scambio e di mercato oggetto dell’analisi economica e le altre e diverse tipologie di interazione sociale.»