L’azione sociale di accettazione e l’azione sociale di condizionamento
Alla base delle due fondamentali relazioni in cui si specifica la azione sociale e cioè quella di accettazione e l’altra di condizionamento, di cui ora tratteremo, sta un concetto molto importante del quale chiariremo quelli che ci sembrano gli aspetti fondamentali. Si tratta del concetto di “libertà”, che può intendersi in due sensi che, però, debbono tenersi esattamente distinti. In un primo senso, “libertà” significa possibilità di soddisfare direttamente i propri interessi e in questo significato può ben contrapporsi al concetto di “organizzazione”, nel senso che in corrispondenza a una massima interdipendenza dei soggetti su un piano organizzativo, si ha una minima libertà degli stessi di soddisfare i propri interessi e viceversa. In un altro senso, il concetto di “libertà” può essere inteso come insieme di possibili azioni riservate al soggetto nell’ambito dell’ordinamento sociale in cui opera, cioè quale insieme di azioni sociali riconosciute come attendibili o lecite al soggetto entro un sistema istituzionalizzato. L’esercizio di queste azioni sociali consentirà al soggetto di porre in essere una serie corrispondente di interazioni sociali, e quindi di divenire parte o termine di un insieme di relazioni sociali, in cui i soggetti interagenti si troveranno in situazioni complementari date dal rapporto di accettazione (per cui un soggetto accetta le azio- [pag. 134] ni dell’altro e conforma a esse il proprio comportamento) o dal rapporto di condizionamento (per cui un soggetto pone all’altro delle scelte di azione alle quali quest’ultimo non può sottrarsi essendo ad esse socialmente vincolato, in quanto la eventuale reazione negativa del soggetto condizionante gode di un riconoscimento sociale da parte degli altri soggetti del gruppo, che sono disposti anch’essi a conformare il proprio comportamento, nei confronti del soggetto condizionato, secondo quella reazione negativa).
Pertanto, mentre il rapporto di accettazione può porsi, anche in linea logica, tra due soli soggetti, non così avviene nel caso del rapporto di condizionamento, il quale postula sempre la esistenza di un gruppo sociale (o di un terzo soggetto) che riconosca come propria espressione le alternative di comportamento poste dal soggetto condizionante, e i cui membri accettino il comportamento condizionante di quest’ultimo e conformino ad esso le proprie azioni. In tal modo, l’azione condizionante deriva la propria forza – che non è forza materiale bensì forza sociale – dalla accettazione di un gruppo (o di un terzo soggetto) che ne sancisca la attendibilità, entro il gruppo medesimo.
Possiamo tradurre le nozioni sopra riportate formulandole in termini di interesse o disposizione a rispondere; apparirà in tal modo chiara la importanza delle categorie fondamentali della azione sociale. Esse sono:
1) L’azione diretta a condizionare il comportamento di un altro soggetto mediante la imposizione a quest’ultimo di disposizioni a rispondere alternative,[46] e quindi di possibilità di comportamento alternative tra le quali operare una scelta, di cui il soggetto tanto più deve tener conto quanto maggiore è l’attendibilità sociale della azione condizionante; attendibilità che dà la misura del campo di possibilità di azione che il soggetto condizionante può esplicare, cioè dei ruoli che nel sistema vengono [pag. 135] riconosciuti a suo vantaggio e di cui il soggetto condizionato è corrispondentemente privo.
Alla base di questo tipo di rapporto sta un conflitto di interessi tra i due soggetti, nel senso che il soddisfacimento di un interesse del soggetto condizionante non può ottenersi senza il sacrificio di un interesse del soggetto condizionato (interesse a che venga sacrificato l’interesse di un altro soggetto).
2) L’azione diretta ad accettare il comportamento di un altro soggetto, mediante la approvazione dello stesso in termini di disposizioni a rispondere positivamente orientate; approvazione tanto più sentita, quanto maggiori saranno i riflessi positivi di quel comportamento sul sistema di interessi del soggetto accettante e sul grado di mediazione degli stessi
Alla base di questo tipo di rapporto non si pone quindi un conflitto, bensì una comunione di interessi (disposizione a rispondere), nel senso che il soddisfacimento di un interesse di un soggetto accettante non può ottenersi senza il parallelo soddisfacimento di un interesse del soggetto il cui comportamento si approva (interesse a che venga soddisfatto l’interesse di un altro soggetto).
Tutte le relazioni sociali si risolvono, in ultima analisi, in questi due tipi di azione, e dalla loro combinazione scaturiscono i molteplici aspetti del comportamento interindividuale. Si potrebbe osservare, a questo proposito, che in effetti, nel primo tipo di relazione, quella caratterizzata da una azione diretta a condizionare il comportamento di un altro soggetto mediante la imposizione a quest’ultimo di scelte alternative, una volta che la scelta corrisponda al soddisfacimento dell’interesse del soggetto condizionante, il comportamento sociale del soggetto condizionato potrebbe forse essere assimilato a una accettazione, in quanto traducente una disposizione a rispondere positivamente orientata nei confronti del primo soggetto. Resta comunque, anche su tali basi, la differenziazione [pag. 136] fondamentale per cui, in un caso (accettazione mediata) il comportamento accettante sarebbe determinato o provocato da una azione sociale condizionante; mentre nell’altro caso (accettazione immediata) il comportamento sarebbe direttamente connesso ad una disposizione a rispondere positivamente orientata, del tutto autonoma rispetto all’azione sociale accettata.[47] [pag. 137]
Note
[46] Secondo il Visalberghi, tre sono le «condizioni che devono venire soddisfatte perché a un qualsiasi atto di comunicazione possa venir riconosciuto carattere imperativo:[pag. 176]
1) deve essere traducibile in un’alternazione con una o più alternative riguardanti comportamenti che si possono intenzionalmente trascegliere fra altri comportamenti possibili;
2) una o più alternative devono riguardare conseguenze dei comportamenti predetti presumibilmente non indifferenti ai loro soggetti e comunque meno indifferenti dei comportamenti stessi;
3) le conseguenze di cui al punto precedente devono dipendere, per la loro messa in atto, dall’intervento volontario di soggetti psichici che la effettuano tenendo presente la norma stessa» (Esperienza e valutazione, p. 62).
Visalberghi utilizza la esplicazione dell’imperativo in termini di asserzione alternativa al fine di dimostrare la riduzione delle proposizioni prescrittive in proposizioni descrittive (id., pp. 37-49).
[47] La considerazione dell’azione sociale in termini di accettazione e condizionamento, pone alcuni ulteriori e interessanti problemi relativi alle interconnessioni che possono aversi tra i vari tipi di comportamento sociale, sulla base dei due rapporti fondamentali che sopra sono stati illustrati.
Una prima osservazione può farsi in ordine alla relazione di condizionamento. Questo tipo di relazione sociale è di grande importanza e sulla stessa poggia, non solo il fenomeno del potere (relazione condizionante), ma anche quello della legittimazione sociale (o giuridica, su un piano più ristretto) del potere stesso. Le figure risultanti da questi rapporti possono essere ovviamente oltremodo complesse e il condizionamento può tradursi in termini di posizione di nuove alternative di [pag. 177] azione o anche in termini di presupposti perché altre alternative di azione, poste o da porsi da parte di altri soggetti, possano concretamente operare nell’ambito dei contesto sociale. Come si vede, quindi, il comportamento condizionante può specificarsi in vari tipi di condizionamento (che potremmo distinguere nelle due grandi categorie del condizionamento direttamente normativo e del condizionamento indirettamente normativo), a seconda che il rapporto di base che si considera sia o non sia a sua volta collegato ad altre relazioni di condizionamento. [pag. 178]
Indice della pubblicazione
Teoria delle classi sociali
Giulio Bolacchi
Capitolo I: Strutture teoriche e scienze sociali
1. Schemi teorici e scienze sociali
2. La prospettiva metodologica delle scienze sociali
3. Le strutture linguistiche astratte
4. Il problema dei concetti teorici
5. Linguaggio osservativo e linguaggio teorico
6. Empirismo, criteri di significatività e termini disposizionali
7. Assiomatizzazione e linguaggio teorico
8. Il concetto di «linguaggio teorico» in Carnap
9. Linguaggio teorico e livelli di astrazione
10. Verificabilità empirica delle strutture astratte; rapporti fra diverse strutture linguistiche
11. Il ruolo della teoria generale nelle scienze sociali
12. Rapporti tra teoria economica e scienza sociale; il problema del sottosviluppo
13. L’integrazione delle scienze sociali e la teoria generale del comportamento sociale
Note del capitolo I
Capitolo II: Alcune teorie sulle classi sociali
1. Le principali teorie sulle classi sociali online
2. Classe e situazione di classe in Weber
3. La classificazione dei gruppi e il problema delle classi sociali in Sorokin
4. Il problema dell’ordine e la stabilità dell’interazione sociale in Parsons
5. Sistema di valori e stratificazione sociale in Parsons
6. I limiti fondamentali della teoria generale di Parsons
7. Critiche al «sistema sociale» di Parsons
8. La teoria integrazionista e la teoria coercitiva della società nell’analisi di Dahrendorf
9. Gruppi di conflitto e associazioni coordinate da norme imperative in Dahrendorf
10. Autorità e potere condizionante nella dinamica sociale
11. Il rapporto di autorità e la dinamica reintegratrice o pendolare; l’avvicendamento del personale nelle posizioni di dominio in Dahrendorf
12. I tre stadi di analisi delle strutture sociali: dinamica pendolare, dinamica strutturale-funzionale, dinamica cumulativa
13. Il problema della dinamica nelle teorie di Parsons e Dahrendorf
14. Conclusioni critiche sulle teorie di Parsons e Dahrendorf
Note del capitolo II
Capitolo III: Premesse a una teoria generale delle classi sociali
1. Scienza del comportamento e scienza psicologica
2. Le teorie causali del significato
3. La struttura funzionale degli interessi
4. Il campo disposizionale
5. Intermediazione, comunione e mutualità degli interessi negli studi di Perry online
6. Il concetto di «disposizione a rispondere» online
7. Disposizione a rispondere e segno nella semiotica di Morris online
8. Classe sociale e categoria sociale online
9. Il concetto di «interesse comune e interrelato» online
10. L’interesse di classe online
11. L’azione sociale di accettazione e l’azione sociale di condizionamento online
12. Il potere condizionante: potere istituzionale e potere deviante online
13. I concetti di «potere» e «autorità» in alcune teorie sociologiche
14. La dinamica del potere condizionante online
15. Potere deviante e classe sociale online
16. Comunione di interessi, istituzionalizzazione, internalizzazione e potere online
17. Considerazioni conclusive sul concetto di «classe sociale» online
18. Classi sociali e dinamica sociale online
Note del capitolo III
Capitolo IV: Democrazia e classi sociali
1. La dottrina classica della democrazia online
2. Indeterminatezza e irrazionalità del comportamento politico; la critica di Schumpeter al concetto di «democrazia» online
3. Democrazia e volontà popolare online
4. La volontà popolare come risultante del processo politico online
5. La democrazia come lotta in concorrenza per il comando politico online
6. Il metodo democratico e la rilevazione degli interessi pubblici online
7. Democrazia come volontà popolare e democrazia come lotta in concorrenza online
8. L’istituto della rappresentanza politica online
9. La forza sociale del potere e il problema della maggioranza online
10. Le differenti caratterizzazioni del concetto di «libertà» online
11. La democrazia come commisurazione istituzionalizzata della forza sociale del potere istituzionale e del potere deviante online
Note del capitolo IV
Capitolo V: Un esempio storico: la borghesia
1. La borghesia rivoluzionaria e la polemica di Sieyes contro il privilegio
2. Una interpretazione della Rivoluzione secondo le prospettive di Toynbee
3. Equivoci teorici connessi al concetto di «borghesia» online
4. I valori borghesi e i princípi di perduranza dell’antico regime
5. Il proletariato contemporaneo e la mancata assimilazione dei valori borghesi
6. Il concetto di «borghesia» nel pensiero di Croce
7. Le caratterizzazioni della «borghesia» in termini di ceto medio
8. Gli interessi comuni della borghesia online
9. Classe borghese e potere deviante online
Note del capitolo V