Comunione di interessi, istituzionalizzazione, internalizzazione e potere
Abbiamo quindi una serie di fenomeni che debbono essere considerati separatamente: anzitutto la istituzionalizzazione, che consiste in una struttura organizzata di potere o [pag. 151] di accettazione, estesa a tutti i componenti di una data collettività.
In secondo luogo la interiorizzazione di un sistema di valori; tale interiorizzazione sta alla base della forza sociale del potere, sia che si tratti di potere finalizzato verso la attuazione, sia che si tratti di potere finalizzato verso la creazione di interessi comuni. Non si deve quindi confondere la interiorizzazione con la istituzionalizzazione, potendoci essere la prima senza la seconda, come nel caso di valori interiorizzati di classe; e neppure si devono confondere questi due momenti con il potere in generale. Interiorizzazione e potere – ripetiamo – sono visti qui in senso funzionale, e appunto in base alla considerazione funzionale il potere si differenzia nel senso della attuazione o della creazione di interessi comuni.
Esplicando meglio questo punto possiamo dire che gli interessi tra due soggetti possono essere in linea di principio comuni (o congiunti) ovvero disgiunti. Ma a questo stadio resta escluso il momento della socialità, nel senso che l’interazione sociale postula, al di là di una mera comunione o disgiunzione di interessi, una qualche forma di interrelazione tra gli stessi. Perché due interessi comuni oppure disgiunti siano integrati nel senso della interrelazione e quindi si traducano in un fenomeno intersoggettivo o sociale, occorre che almeno uno dei soggetti possegga un ulteriore interesse a che l’altro soggetto si comporti o meno in un determinato modo, cioè abbia interesse a che un interesse dell’altro soggetto venga soddisfatto o sacrificato.
In tal modo, appare chiaro come la comunione di interessi tra soggetti (che sostanzialmente può assimilarsi al caso della interiorizzazione) non fondi per sé alcun rapporto sociale, ma possa essere solo un presupposto di quest’ultimo, allo stesso modo in cui può esserlo la disgiunzione tra interessi di diversi soggetti. Mentre gli interessi congiunti e interrelati fondano [pag. 152] la interazione sociale esplicabile in termini di accettazione, gli interessi disgiunti e interrelati stanno alla base del tipo di interazione nell’ambito della quale opera il potere: nel primo caso resta escluso il momento del condizionamento; nel secondo la comunione viene ottenuta tramite quest’ultimo; e in entrambi, la caratterizzazione tipica della interazione sociale è data dalla interrelazione.
Possiamo ora riprendere in termini di comunione di interessi e di interrelazione i concetti di «azione di accettazione» e «azione di condizionamento» che sono stati posti a base di una esplicazione dei rapporti sociali. Posto che un soggetto S1, abbia un interesse a porre in essere un certo comportamento x1, possiamo chiamare «comportamento di accettazione» quello esplicantesi sulla base dell’interesse di un soggetto S2 a che S1 ponga in essere x1. È evidente come, in tal caso, x1, costituisca l’oggetto dell’interesse di S1, come di S2. Ma di per sé questa comunione non basta a fondare un rapporto sociale: è necessaria l’integrazione dei due interessi in termini di interrelazione o mutualità.
Supponiamo, ora, che S1, abbia un interesse a porre in essere un comportamento x1, mentre S2 abbia un interesse a che S1 ponga in essere x2. In tal caso ci troviamo di fronte a due interessi disgiunti, che, sotto la prospettiva della interrelazione, ci appaiono come interessi in conflitto. S1, vuole infatti x1, mentre S2 vuole x2. Il conflitto può essere eliminato solo creando una comunione di interessi: trasformando cioè la interrelazione in termini di conflitto in interrelazione in termini di integrazione, e fondando quindi un rapporto sociale organizzato. Questa comunione mediata di interessi viene ottenuta utilizzando lo strumento sociale del potere, per cui S2, pone a S1, delle alternative di azione tali da indurre quest’ultimo a preferire il comportamento x2 al comportamento x1.[pag. 153]
Pertanto, se è vero che può darsi un rapporto sociale in termini di comunione di interessi oppure di conflitto, è anche vero che non può darsi organizzazione sociale, cioè interazione stabile tra i soggetti (e quindi situazioni e ruoli sociali) se non sulla base di una comunione di interessi, sia che la stessa derivi immediatamente da un processo soggettivo di internalizzazione, sia che derivi mediatamente da un processo intersoggettivo di condizionamento. L’elemento formale più generale su cui poggiano le interazioni sociali stabilmente organizzate è dato quindi dalla interrelazione poggiante su un insieme di interessi comuni (internalizzati, oppure condizionati tramite il potere).
Applicando questi concetti al fenomeno delle classi sociali, si ha che le stesse sono caratterizzate intrinsecamente (strutturalmente) da una interrelazione fondata su interessi comuni (interrelazione in termini di azione di accettazione), mentre sotto un profilo estrinseco (funzionale) la loro azione si svolge in termini di antagonismo (interrelazione fondata su interessi disgiunti) che, nell’ambito di un sistema istituzionalizzato, cioè di un insieme di interazioni stabili e organizzate, e quindi al di fuori della mera forza fisica, si traduce nella azione di condizionamento, esplicata dalla classe nel suo insieme, in termini di potere deviante, nei confronti di una classe contrapposta. In tal modo, il potere deviante si pone come un elemento della classe solo in relazione all’azione di quest’ultima nell’ambito di un sistema di interazioni stabilmente organizzate, ed è diretto appunto a porre le basi di un nuovo sistema stabile di interazioni nel senso della creazione di una comunione mediata di interessi tendente a soppiantare la comunione istituzionalizzata propria del sistema sociale in cui la classe opera.
Riassumendo, gli interessi socialmente rilevanti – entro un sistema organizzato – devono essere non solo comuni, ma [pag. 154] anche interrelati; e questa comunione di interessi interrelati può essere ottenuta mediante la interiorizzazione, ovvero utilizzando un mezzo sociale finalizzato a tale scopo [84]. Questo mezzo sociale, che consente di creare e attuare artificialmente una comunione di interessi, è dato appunto dal potere, cioè dalla posizione di alternative di azione a un soggetto, in modo da tramutare l’interesse di quest’ultimo al sacrificio di un interesse di un altro soggetto in interesse al soddisfacimento (che non potrà essere interesse diretto, ma interesse indirettamente orientato verso il soddisfacimento). Il potere ci appare così come uno strumento sociale diretto a porre le basi di una comunione di interessi; un elemento sostitutivo, un surrogato della internalizzazione.
La comunione di interessi può essere vista, pertanto, sotto la prospettiva della interrelazione, in termini di interiorizzazione o in termini di potere (finalizzato); quest’ultimo si pone quindi sempre, nei suoi momenti, in funzione della comunione e della integrazione. Occorre perciò distinguere, nell’ambito della comunione interrelata, tra:
a) comunione istituzionalizzata e comunione non istituzionalizzata;
b) comunione fondata sul potere e comunione fondata sulla interiorizzazione.
E ancora si possono fare le ulteriori suddistinzioni:
a’) comunione istituzionalizzata fondata sul potere;
b’) comunione istituzionalizzata fondata sulla interiorizzazione [85];
c’) comunione non istituzionalizzata fondata sul potere;
d’) comunione non istituzionalizzata fondata sulla interiorizzazione.[pag. 155]
Scompare, in tal modo, il dualismo tra «società come conflitto» e «società come integrazione», dualismo che è stato forse originato da una inesatta caratterizzazione dei due concetti di «interiorizzazione» e di «comunione ottenuta tramite la coercizione»; e dal fatto che non è stato visto con sufficiente esattezza l’elemento tipico di queste due posizioni, dato dalla comunione di interessi in termini di interrelazione. I due aspetti della società in cui dovrebbero alternativamente tradursi tutti i fenomeni sociali, vengono in tal modo inquadrati in una prospettiva unitaria, nel senso appunto che la comunione può essere attuata con la interiorizzazione o col potere e che quindi tutti i fenomeni sociali debbono, in ultima analisi, essere esplicati in termini di interessi comuni interrelati. E la classe risulta caratterizzata dai tre momenti d’), a’), c’), nel senso che poggia su una comunione non istituzionalizzata fondata sulla internalizzazione e tende a creare una comunione istituzionalizzata fondata sul potere (istituzionale) tramite una comunione non istituzionalizzata fondata sul potere (deviante).
Potrebbe dirsi, per concludere, che anche alla base della comunione interrelata fondata sul potere sussista sempre interiorizzazione; in tal senso quest’ultima apparirebbe come l’elemento fondamentale e primario della struttura sociale. Occorre però distinguere la caratterizzazione genetica da quella logico-strutturale; sotto quest’ultimo profilo, se una comunione è fondata sul potere, non conta più, né rileva che parte dei suoi membri abbia interiorizzati i valori sociali, in quanto nessuno di costoro sarà libero di abbandonare la società e con essa quei valori comuni che non si senta più di professare.
In effetti, quindi, anche se la interiorizzazione legittima all’interno di un gruppo la forza sociale del potere, può esistere una sfera di interessi comuni in relazione alla quale la interiorizzazione è soppiantata dal potere. L’elemento centrale, [pag. 156] a un livello di massima astrazione, resta pertanto, sotto un profilo strutturale, la comunione di interessi fondata sulla interrelazione.[pag. 157]
Note
[84] Contrariamente a quanto afferma Parsons, The Social System, p. 42.
[85] Parsons, nel suo sistema, dà esclusiva rilevanza ai momenti della internalizzazione e della istituzionalizzazione (sul punto cfr. Parsons, id., pp. 36-45, 547-548, 551-552; Parsons, Shils, Values, Motives, and Systems of Action, pp. 197 sgg., 202 sgg., 219 sgg.; Parsons e altri, Some Fundamental Categories of the Theory of Action: A General Statement, p. 20 sgg). In conseguenza, gli sfugge la funzione centrale della comunione interrelata, in relazione al potere finalizzato. La comunione interrelata non è considerata, insomma, come un momento centrale utilizzabile ai fini di una esplicazione non solo della interiorizzazione, ma anche del potere condizionante. Per alcune considerazioni relative ai modi di influenzare le azioni degli altri soggetti, cfr. Parsons, La struttura dell’azione sociale, pp. 303-304, 322, 567.
Indice della pubblicazione
Teoria delle classi sociali
Giulio Bolacchi
Capitolo I: Strutture teoriche e scienze sociali
1. Schemi teorici e scienze sociali
2. La prospettiva metodologica delle scienze sociali
3. Le strutture linguistiche astratte
4. Il problema dei concetti teorici
5. Linguaggio osservativo e linguaggio teorico
6. Empirismo, criteri di significatività e termini disposizionali
7. Assiomatizzazione e linguaggio teorico
8. Il concetto di «linguaggio teorico» in Carnap
9. Linguaggio teorico e livelli di astrazione
10. Verificabilità empirica delle strutture astratte; rapporti fra diverse strutture linguistiche
11. Il ruolo della teoria generale nelle scienze sociali
12. Rapporti tra teoria economica e scienza sociale; il problema del sottosviluppo
13. L’integrazione delle scienze sociali e la teoria generale del comportamento sociale
Note del capitolo I
Capitolo II: Alcune teorie sulle classi sociali
1. Le principali teorie sulle classi sociali online
2. Classe e situazione di classe in Weber
3. La classificazione dei gruppi e il problema delle classi sociali in Sorokin
4. Il problema dell’ordine e la stabilità dell’interazione sociale in Parsons
5. Sistema di valori e stratificazione sociale in Parsons
6. I limiti fondamentali della teoria generale di Parsons
7. Critiche al «sistema sociale» di Parsons
8. La teoria integrazionista e la teoria coercitiva della società nell’analisi di Dahrendorf
9. Gruppi di conflitto e associazioni coordinate da norme imperative in Dahrendorf
10. Autorità e potere condizionante nella dinamica sociale
11. Il rapporto di autorità e la dinamica reintegratrice o pendolare; l’avvicendamento del personale nelle posizioni di dominio in Dahrendorf
12. I tre stadi di analisi delle strutture sociali: dinamica pendolare, dinamica strutturale-funzionale, dinamica cumulativa
13. Il problema della dinamica nelle teorie di Parsons e Dahrendorf
14. Conclusioni critiche sulle teorie di Parsons e Dahrendorf
Note del capitolo II
Capitolo III: Premesse a una teoria generale delle classi sociali
1. Scienza del comportamento e scienza psicologica
2. Le teorie causali del significato
3. La struttura funzionale degli interessi
4. Il campo disposizionale
5. Intermediazione, comunione e mutualità degli interessi negli studi di Perry online
6. Il concetto di «disposizione a rispondere» online
7. Disposizione a rispondere e segno nella semiotica di Morris online
8. Classe sociale e categoria sociale online
9. Il concetto di «interesse comune e interrelato» online
10. L’interesse di classe online
11. L’azione sociale di accettazione e l’azione sociale di condizionamento online
12. Il potere condizionante: potere istituzionale e potere deviante online
13. I concetti di «potere» e «autorità» in alcune teorie sociologiche
14. La dinamica del potere condizionante online
15. Potere deviante e classe sociale online
16. Comunione di interessi, istituzionalizzazione, internalizzazione e potere online
17. Considerazioni conclusive sul concetto di «classe sociale» online
18. Classi sociali e dinamica sociale online
Note del capitolo III
Capitolo IV: Democrazia e classi sociali
1. La dottrina classica della democrazia online
2. Indeterminatezza e irrazionalità del comportamento politico; la critica di Schumpeter al concetto di «democrazia» online
3. Democrazia e volontà popolare online
4. La volontà popolare come risultante del processo politico online
5. La democrazia come lotta in concorrenza per il comando politico online
6. Il metodo democratico e la rilevazione degli interessi pubblici online
7. Democrazia come volontà popolare e democrazia come lotta in concorrenza online
8. L’istituto della rappresentanza politica online
9. La forza sociale del potere e il problema della maggioranza online
10. Le differenti caratterizzazioni del concetto di «libertà» online
11. La democrazia come commisurazione istituzionalizzata della forza sociale del potere istituzionale e del potere deviante online
Note del capitolo IV
Capitolo V: Un esempio storico: la borghesia
1. La borghesia rivoluzionaria e la polemica di Sieyes contro il privilegio
2. Una interpretazione della Rivoluzione secondo le prospettive di Toynbee
3. Equivoci teorici connessi al concetto di «borghesia» online
4. I valori borghesi e i princípi di perduranza dell’antico regime
5. Il proletariato contemporaneo e la mancata assimilazione dei valori borghesi
6. Il concetto di «borghesia» nel pensiero di Croce
7. Le caratterizzazioni della «borghesia» in termini di ceto medio
8. Gli interessi comuni della borghesia online
9. Classe borghese e potere deviante online
Note del capitolo V