Il concetto di intensità dell’interesse

Due diverse serie operative poste in essere dallo stesso soggetto possono intersecarsi (si può discutere di affari mentre si pranza). In questi casi operazioni appartenenti a serie operative che sono seguite da rinforzatori diversi sono distribuite nel tempo in modo alternato.[pag. 151]

L’osservazione che un soggetto può alternare le operazioni di serie diverse cui seguono rinforzatori diversi ci suggerisce un modo per dare un significato all’espressione “intensità di un interesse”. Se un soggetto ha molta fame difficilmente discuterà di affari a pranzo, ma rinvierà la discussione fino a che non sarà sazio. Al contrario affari molto urgenti verranno preferibilmente discussi evitando ogni elemento di interferenza. Possiamo perciò dire che un soggetto ha un interesse molto intenso quando l’operazione terminale che è seguita da un certo rinforzatore (l’accordo su un affare) è preceduta da una serie compatta di operazioni, nella quale non appaiono operazioni appartenenti a un’altra serie seguita da un diverso rinforzatore. La compattezza della serie operativa è in tal modo assunta come definizione dell’intensità di un interesse.

Uno studente può per esempio fermarsi ogni tanto mentre studia per concedersi un breve intervallo di distrazione o per consumare una merenda; oppure può studiare ininterrottamente senza neanche una pausa fino a che non ha portato a termine tutti i compiti. Nel secondo caso diciamo che l’interesse a studiare è più intenso che nel primo caso perché la serie di operazioni è compatta, cioè non contiene operazioni appartenenti a una serie diversa connessa a un altro rinforzatore.

Il problema dell’intensità degli interessi si ricollega a quello della motivazione. Tanto più l’interesse è intenso quanto più fortemente il soggetto è motivato. In tanto i rinforzatori posseggono un carattere rinforzante in quanto l’organismo si trova in uno stato di deprivazione. Poiché il fattore deprivazione può essere riferito solo ai rinforzatori positivi, in relazione a questi ultimi si può dire che il valore rinforzante di un rinforzatore aumenta nella misura in cui l’intensità della deprivazione aumenta.

Con riferimento alla deprivazione e al rinforzo occorre osservare che né la deprivazione, né il condizionamento passato, da soli sono sufficienti a causare schemi di comportamento. Una operazione di deprivazione determina il valore rinforzante di una classe di stimoli dai quali possono dipendere diverse catene di comportamento. Tuttavia se l’organismo non ha acquisito il comportamento che lo condurrà verso il rinforzatore, la deprivazione stessa non potrà avere come risultato un rinforzo.[5]

In termini operativi il concetto di drive, sulla base delle osservazioni sopra formulate, può essere espresso come il risultato di certe [pag. 152] operazioni compiute su un organismo, nella specie operazioni di deprivazione in base alle quali un certo stimolo S diventa un rinforzatore S+. Operazioni appropriate di deprivazione possono essere trovate per ogni rinforzatore primario.[6]

In questo modo il termine drive viene definito come una relazione tra uno stato di deprivazione e un comportamento rinforzato. Questa definizione esclude che il drive possa essere considerato come causa del comportamento rinforzato.

Misurare la motivazione significa perciò porre in relazione certi effetti comportamentistici come la frequenza del comportamento o la resistenza all’estinzione con la deprivazione di cibo o di acqua (drive operations). Mentre nell’analisi del processo di rinforzo lo stato di deprivazione è presupposto e si studiano gli effetti comportamentistici in funzione delle variazioni delle contingenze del rinforzo, nell’analisi della motivazione sono mantenute costanti le contingenze del rinforzo e si studiano gli effetti comportamentistici in funzione della variazione dello stato di deprivazione dell’organismo.

Abbiamo quindi due classi fondamentali di operazioni:

(1) operazioni di deprivazione, quali quelle già indicate, che si riferiscono al processo di rinforzo primario. A questo proposito bisogna notare che le operazioni di deprivazione non esauriscono il campo dei cosiddetti drives primari in quanto vi sono altre attività degli organismi che possono essere rinforzate mediante rinforzatori diversi da quelli corrispondenti alle operazioni di deprivazione. Tali attività sono i comportamenti volti alla ricerca di situazioni nuove, i comportamenti esploratori, i comportamenti manipolatori, e quelli volti alla ricerca del contatto fisico;[7]

(2) operazioni di rinforzo, le quali si possono ricondurre tutte, nell’ambito del rinforzo primario, alla presentazione o alla sottrazione di rinforzatori positivi o negativi.

Gli esperimenti effettuati consistono nel far variare l’uno o l’altro di questi fattori e nel collegare tali variazioni alle corrispondenti variazioni nel comportamento dell’organismo. Gli esperimenti concernenti le variazioni nel comportamento dell’organismo rispetto alle variazioni nelle contingenze del rinforzo, lasciando costanti le operazioni di deprivazione, ci consentono di individuare le leggi del rinforzo.

Operativamente, come abbiamo osservato, dovrebbe però esser possibile anche individuare quelle che possono essere chiamate leggi del-[pag. 153]la motivazione. Come si è detto, si è cercato di ottenere ciò lasciando costanti le contingenze del rinforzo e ricollegando le variazioni nel comportamento alle variazioni nelle operazioni di deprivazione.

In questo modo si tenta di determinare il valore rinforzante di una data classe di stimoli. Le modificazioni del comportamento considerate come dipendenti dalle operazioni di deprivazione concernono: (a) l’incremento della resistenza alla sazietà, (b) la frequenza delle risposte emesse dall’organismo quando il comportamento è rinforzato in modo intermittente, (c) l’incremento di resistenza all’estinzione, (d) l’incremento nella rapidità di acquisizione di un comportamento, (e) l’incremento nella capacità di superare ostacoli, (f) l’incremento nel lavoro svolto dall’organismo per raggiungere il rinforzatore, (g) la capacità dell’organismo di tollerare rinforzatori adulterati, (h) la preferenza manifestata dall’organismo nei confronti di un rinforzatore rispetto ad altri.[8]

Alcune di queste variabili, come la frequenza delle risposte e la resistenza all’estinzione, sono le stesse che nell’analisi delle leggi del rinforzo sono poste in relazione con le contingenze del rinforzo. Nell’analisi della motivazione esse sono invece poste in relazione con le operazioni di deprivazione. Altre variabili come quelle indicate ai punti (a), (g), (h), sono invece prese in considerazione esclusivamente nell’analisi della motivazione; assumono cioè un significato solo in relazione con le operazioni di deprivazione.

Ricordiamo ancora che nell’analisi delle leggi del rinforzo l’operazione di deprivazione è sempre presupposta. La relazione tra le modificazioni del comportamento e le contingenze del rinforzo (dato un certo stato di deprivazione) è quindi solo un aspetto del complesso processo di rinforzo. Il secondo aspetto è costituito dalla relazione tra le modificazioni del comportamento e le variazioni nello stato di deprivazione (restando costanti le contingenze del rinforzo). Il processo di rinforzo deve quindi essere esplicato non solo con riferimento alle variazioni nelle contingenze del rinforzo ma anche con riferimento alle variazioni nello stato di deprivazione.[pag. 154]

Note

[5] J. R. Millenson, Principles of behavioral analysis, N.Y. Macmillan, 1967, p. 366.

[6] J. R. Millenson, Principles of behavioral analysis, op. cit., p. 366. Il termine drive viene normalmente tradotto in italiano col termine pulsione.

[7] J. R. Millenson, Principles of behavioral analysis, op. cit., p. 397.

[8] J. R. Millenson, Principles of behavioral analysis, op. cit., p. 373 e ss.

Indice della pubblicazione

L’analisi scientifica del comportamento di scelta

G.Bolacchi


1. L’analisi scientifica del comportamento. online

2. Il processo di discriminazione come processo di rinforzo. online

3. Il concetto di interesse. Interesse finale e interesse strumentale.

4. Il concetto di intensità dell’interesse. online

5. Esplicazione di alcuni esperimenti mediante il concetto di intensità dell’interesse.

6. Scelta, utilità, massimizzazione, come concetti pseudo-esplicativi. online

7. La struttura del discorso scientifico: la relazione funzionale. online

8. La relazione funzionale nella psicologia.

9. La relazione funzionale nella fisica.

10. Termini teorici e termini osservativi. I problemi della generalizzazione e dell’astrazione.

11. Le variabili intermedie in psicologia.

12. Il significato dei termini teorici nella fisica. L’esempio del campo elettromagnetico.

13. Il livello dei predicati. Relazioni tra predicati di diverso livello. online

14. La distinzione tra leggi sperimentali e teorie.

15. Le regole di corrispondenza. online

16. Analisi critica del concetto di regola di corrispondenza.

17. I postulati limitativi.

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