I postulati della teoria generale dell’azione di Parsons e la distinzione tra teoria dell’azione e scienze naturali
Riepiloghiamo per punti i risultati cui Parsons è pervenuto nella elaborazione di una teoria generale dell’azione,[19] con particolare riferimento alla distinzione tra scienza del comportamento (prospettiva del significato) e scienza naturale (prospettiva del fatto). [pag. 162]
1 – Tutti gli schemi della teoria dell’azione presuppongono un punto di riferimento fondamentale dato dall’azione di un singolo attore o dalle azioni di una collettività di attori poste in essere da questi ultimi in quanto membri della collettività.
2 – La prospettiva che sta alla base della teoria dell’azione non è relativa alla esplicazione dei processi fisiologici interni agli organismi dei soggetti, ma si riferisce ai modi di organizzazione degli orientamenti dell’attore in una situazione.
3 – Mentre il concetto di «motivazione» si applica in senso stretto solo agli individui, il concetto di «orientamento dell’azione» si applica tanto agli individui quanto alle collettività. Le componenti motivazionali della azione di queste ultime sono sistemi organizzati di motivazioni dei singoli attori.
4 – L’azione ha un orientamento quando è caratterizzata da un significato che l’attore le attribuisce in relazione ai propri fini e interessi.
5 – Ogni orientamento dell’azione implica una pluralità (limitata in numero e ambito di variazione) di oggetti di orientamento, non necessariamente interdipendenti. La rilevanza di tali oggetti nella situazione è data dal fatto che essi consentono possibilità alternative e impongono limitazioni ai modi di soddisfacimento dei bisogni e di perseguimento degli scopi dell’attore o degli attori.
6 – In una situazione, la azione può essere orientata verso due fondamentali classi di oggetti a) oggetti non sociali, cioè oggetti fisici o tradizioni culturali; b) oggetti sociali, cioè attori singoli o collettività. Gli oggetti sociali includono la stessa personalità del soggetto, così come la personalità degli altri soggetti.
7 – Nel caso in cui uno o più attori si pongano come punti di riferimento rispetto a una collettività, possono considerarsi oggetti sociali i settori dei sistemi di azioni interdipendenti di una pluralità di attori appartenenti a quella collettività.
8 – Una combinazione specifica di scelte in ordine a una pluralità di oggetti di orientamento, fatta tenendo presenti le possibilità di scelta offerte da una data situazione, costituisce per un singolo attore un orientamento dell’azione. L’insieme organizzato di tali orientamenti [pag. 163] di azione costituisce un sistema di azione, cioè un insieme di relazioni di interdipendenza che escludono una variabilità casuale.
9 – L’orientamento dell’azione verso gli oggetti implica selezione e possibilità di scelta. La selezione si attua al livello della cognizione e si traduce nella caratterizzazione spazio-temporale degli oggetti ai quali, simultaneamente o in successione, l’attore attribuisce valore positivo o negativo, in funzione della loro rilevanza per il soddisfacimento degli impulsi (drives) (intesi in termini di energia organica connessa alla costituzione genetica dell’organismo) e della loro organizzazione nel processo motivazionale.
10 – La tendenza a reagire positivamente o negativamente agli oggetti viene chiamata orientamento catettico. La catessi (cathexis), cioè la attrazione verso oggetti che soddisfano e la reiezione di quelli che danneggiano, sta alla base della natura selettiva dell’azione.
11 – Poiché la selezione deve essere effettuata tra oggetti alternativi e i soddisfacimenti si attuano in un singolo momento o nel tempo, sono necessari determinati criteri di valutazione. La tendenza dell’organismo verso l’integrazione postula la stima e la comparazione di oggetti conosciuti immediatamente e di interessi catettici, in funzione di tutte le possibili implicazioni degli stessi con riferimento alla più comprensiva unità di valutazione. La valutazione poggia su modelli normativi che possono essere o modelli cognitivi di verità, o modelli apprezzativi di appropriatezza o, infine, modelli morali di giustizia.
12 – Tanto gli orientamenti motivazionali, quanto gli orientamenti valutativi sono modi di distinguere, verificare, classificare e selezionare. Essi sono, in breve, le categorie utilizzate per la descrizione – al livello più elementare – dell’orientamento dell’azione, che consiste in un insieme di selezioni derivanti da alternative.
13 – È essenziale tener presente che la descrizione di un sistema di azione deve riferirsi non solo al particolare insieme di orientamenti e ai gruppi di oggetti selezionati in un dato momento dall’attore, ma anche ai gruppi alternativi dai quali le selezioni potrebbero aver luogo. Bisogna tener conto non solo del modo in cui un attore si prospetta in un momento dato una situazione, ma anche del modo in cui egli potrebbe prospettarsela. Questa estensione è necessaria ai fini di una teoria dinamica della azione che dovrebbe cercare di spiegare il perché della scelta di una piuttosto che di un’altra alternativa. [pag. 164]
14 – L’ambito delle alternative dell’orientamento di azione è determinato; esso è inerente alla relazione dell’attore con la situazione e deriva in ultima analisi da certe proprietà generali dell’organismo e dalla natura degli oggetti che sono in relazione con l’organismo. La determinatezza dell’ambito delle alternative disponibili per la selezione segna i limiti entro i quali opera la variabilità delle alternative.
15 – L’analisi esauriente di un sistema di azione dovrebbe ricomprendere una descrizione non solo dello stato del sistema a un dato momento, ma anche dei cambiamenti nel sistema attraverso il tempo comportanti variazioni nei rapporti tra le variabili costitutive. Si tratta di una analisi dinamica che si riferisce ai processi della azione.
Bisogna a tal punto tener presente che una descrizione degli orientamenti di azione in un dato sistema, equivale a una descrizione dello stato del sistema in un dato momento. Le variabili alle quali ci si riferisce nella analisi di dati orientamenti sono le stesse che si isolano nella analisi dei processi che condizionano un dato sistema di orientamenti; queste medesime variabili rilevano inoltre nell’analisi del processi nei quali, attraverso il cambiamento nei valori delle variabili, un orientamento dato si traduce in un altro orientamento di azione. Non esiste in tal modo differenza tra le variabili implicate nella descrizione dello stato di un sistema e quelle concernenti l’analisi dei suoi processi. La differenza si risolve nel modo in cui le stesse variabili vengono prese in considerazione.
16 – L’orientamento della azione di ciascun attore e i correlati processi motivazionali tendono a tradursi in un sistema differenziato e integrato. Questo sistema, costituente la personalità, può essere definito come l’organizzazione dell’orientamento e della motivazione dell’azione di un attore.
17 – La azione di una pluralità di attori in una situazione comune si configura come un processo di interazione, le cui proprietà sono, in misura definita ma limitata, indipendenti da ogni cultura comune antecedente. Il sistema sociale è organizzato In funzione della interazione sociale di una pluralità di attori, piuttosto che in relazione ai problemi inerenti alla integrazione delle azioni di un individuo visto come organismo fisiologico. La personalità e i sistemi sociali sono strettamente interrelati, ma essi non sono identici né esplicabili l’uno con l’altro; il sistema sociale non è dato da una pluralità di personalità. [pag. 165]
18 – I sistemi culturali non sono riducibili alla personalità né ai sistemi sociali. La tradizione culturale, nel duplice suo significato di oggetto e di elemento nell’orientamento dell’azione, si articola comunque, concettualmente ed empiricamente, nell’ambito della personalità e dei sistemi sociali. A prescindere dalla sua concretizzazione nei sistemi di orientamento degli attori, la cultura, quantunque esistente come sistema di simboli, non è essa stessa organizzata come un sistema di azione. Pertanto, la cultura come sistema deve porsi su un piano differente dalle personalità e dai sistemi sociali.
19 – I sistemi di azione, quali la personalità e il sistema sociale, posseggono aspetti psicologi, sociali e culturali. E poiché debbono essere caratterizzati in funzione delle proprietà motivazionali degli attori, la loro esplicazione deve utilizzare le categorie dell’orientamento motivazionale: cognizione, catessi e valutazione. Similmente, la descrizione di un sistema di azione deve aver riguardo alle proprietà del sistema di interazione di due o più attori singoli o collettivi (aspetto sociale) e deve tener presenti le condizioni imposte ai soggetti dall’interazione. Essa deve aver inoltre riguardo alla tradizione culturale vista come oggetto di orientamento, così come ai modelli culturali considerati come modelli interiorizzati di aspettazioni cognitive e di scelte catettico-valutative tra orientamenti possibili.
20 – Anche gli elementi culturali, in quanto costitutivi di sistemi di azione, possono essere differenziati con riferimento a ciascuno dei tre modi di orientamento motivazionale: cognizione, catessi e valutazione. È conveniente distinguere, in tal senso, tra: a) sistemi di idee o credenze che sono caratterizzati da una preminenza di interessi cognitivi, quantunque anche in essi siano presenti come componenti motivazionali la catessi e la valutazione; b) sistemi di simboli espressivi (forme artistiche e stili) caratterizzati da una preminenza degli interessi catettici; c) sistemi di orientamenti valutativi, nei quali l’interesse primario è dato dalla valutazione di alternative, sotto il profilo delle loro conseguenze o implicazioni per un sistema di azione o per uno del suoi sub-sistemi.
21 – I modelli culturali possono anche essere considerati come oggetti della situazione, ovvero come componenti interiorizzate del sistema di orientamenti del soggetto. Nel primo caso l’attore conosce le proprietà dei sistemi (per esempio, comprende un’idea), risponde ad [pag. 166] essi (cioè ne è attratto o respinto) e li valuta. Eguale è la posizione degli oggetti dell’ambiente naturale; essi non interagiscono con l’attore e, in quanto oggetti situazionali, non possono essere interiorizzati entro il suo sistema di orientamento. Essi possono solo servire come oggetti strumentali in sistemi di azione, ovvero possono possedere un significato connesso a un sistema di orientamenti valutativi.
22 – In date circostanze, tuttavia, il rapporto tra un attore e un modello culturale considerato come oggetto, viene alterato, in quanto il modello diviene una parte costitutiva del soggetto. Quando, ad esempio, quest’ultimo non può violare una regola morale senza incorrere in un forte sentimento di colpa, la regola opera come una parte costitutiva del suo sistema di orientamenti, cioè come parte della personalità dell’attore; in questo casa il modello culturale diviene interiorizzato.
23 – Le assunzioni relative alla organizzazione delle tendenze del comportamento sulla base della costituzione dell’organismo, debbono essere interpretate nel senso che un qualche insieme di bisogni, ancorché inizialmente emergente da processi fisiologici, non si suppone possegga proprietà tali da consentire a questi processi fisiologici di determinare in modo esclusivo la organizzazione della azione. La direzione e i modi in cui questi bisogni possono determinare l’azione sono modificabili dall’influsso derivante dalla situazione dell’azione. Inoltre, i bisogni medesimi possono essere modificati, o quanto meno il loro effetto sulla azione è modificabile mediante il processo di trasformazione in disposizioni-bisogno.
24 – In ogni caso, anche se un insieme di bisogni sia inizialmente organizzato su basi fisiologiche, esso possiede una proprietà permanente che giuoca un ruolo centrale nel momento in cui l’insieme dei bisogni tende a trasformarsi in un sistema di disposizioni-bisogno. Esso è infatti caratterizzato in funzione di una differenziazione alternativa in termini positivi o negativi, cioè discrimina tra gli aspetti del bisogno-soddisfacimento (need-gratifying) e del bisogno-privazione (need-depriving) di un sistema situazionale di oggetti. In aggiunta agli specifici bisogni fisiologici e alla distinzione più generale tra soddisfacimento e privazione, l’organismo umano ha una capacità costituzionale di reagire agli oggetti, specialmente agli altri esseri umani, senza che la forma o lo specifico contenuto della reazione siano in qualche modo fisiologicamente dati. Questa capacità, connessa all’apprendimento del linguaggio, [pag. 167] si estende agli oggetti non sociali, ma assume un particolare significato nel caso della interazione.
25 – La privazione include le seguenti ipotesi: a) il venir meno degli oggetti di soddisfacimento già posseduti dal soggetto; b) l’impedimento alla utilizzazione di oggetti di soddisfacimento, che l’attore non possiede e che si sforza di raggiungere; c) la relazione imposta con oggetti che non provocano soddisfacimento, ad esempio, pene fisiche o psicologiche; d) la minaccia di una delle ipotesi precedenti. Il soddisfacimento può includere tutte quelle esperienze o stati che sono considerati normalmente come piaceri. Esso può altresì includere, sotto certe condizioni, esperienze normalmente considerate dannose, ma che, per un sistema della personalità organizzato in modo particolare, possono avere come conseguenza un soddisfacimento.
26 – Il termine «disposizione-bisogno» mette in evidenza il fatto che nell’azione la motivazione presenta due aspetti; da un lato la disposizione-bisogno è implicata nell’equilibrio dell’attore visto come personalità (e organismo), mentre, dall’altro lato, essa è una disposizione ad agire in relazione ad uno o più oggetti. Entrambi i riferimenti sono essenziali. Essa pertanto deve essere distinta dal bisogno per il suo più elevato grado di organizzazione e perché implica elementi di ordine motivazionale e valutativo che non si riscontrano al livello dei bisogni fisiologici.
27 – Spinto dai suoi impulsi e dai suoi bisogni, l’organismo agente è orientato verso oggetti sociali e non sociali in due modi essenziali, simultanei e inseparabili. Anzitutto esso è orientato (cathects) verso oggetti particolari o classi di oggetti, mediante l’attribuzione agli stessi di un significato in funzione di un diretto soddisfacimento o sacrificio dei bisogni. In tal senso la catessi si riferisce allo stato di un organismo in relazione a un qualche oggetto; il termine «catessi» è quindi più ampio – nella sua significazione – del termine «propensione» (affect) è una propensione orientata verso un oggetto, e si riferisce non già a una proprietà dell’oggetto, bensì a una relazione tra l’attore e l’oggetto che, peraltro, non comporta alcuna considerazione in termini di attività o passività.
In secondo luogo, l’organismo agente prende cognizione del campo di oggetti distinguendo qualsiasi oggetto particolare dagli altri e sotto differenti aspetti valutando le sue qualità. Solo quando l’attore conosce [pag. 168] le relazioni degli oggetti tra loro e in relazione ai propri bisogni, il suo comportamento può dirsi organizzato in rapporto alle differenziazioni catettico-cognitive che costituiscono il momento centrale dell’orientamento motivazionale. Quando queste differenziazioni vengono organizzate in modo stabile, esse costituiscono un sistema di orientamento.
28 – L’orientamento catettico-cognitivo verso il mondo degli oggetti, in ogni sistema di comportamenti che si estenda nel tempo, implica sempre aspettative concernenti soddisfacimenti o sacrifici conseguibili mediante certi oggetti e classi di oggetti. L’azione implica non già una mera differenziazione e selezione tra oggetti immediatamente presenti, ma comporta anche un orientamento verso eventi futuri con riferimento alla loro rilevanza per il soddisfacimento o la privazione. La differenziazione tra soddisfacimenti immediatamente accessibili e soddisfacimenti futuri, accompagnata da un sistema del loro valore relativo, è un aspetto essenziale dell’azione.
29 – Ove si abbiano possibilità alternative di soddisfacimento in una situazione presente, o possibilità distribuite tra situazioni presenti e attese, l’attore deve essere in grado di decidere quali alternative o combinazioni di alternative deve seguire.
La valutazione è una decisione tra alternative e una stima delle stesse, e rappresenta un processo di scelta – al massimo livello di complessità – tra le differenziazioni in cui si traduce l’orientamento catettico-cognitivo.
Esiste una serie di modi possibili nei quali la azione può essere organizzata in riferimento ad eventi attesi. Una delle più importanti categorie di reazione alle aspettative è quella di attività-passività. Per cui, da un lato, l’attore può attivamente rintracciare gli oggetti e manipolarli in vista dei suoi fini; mentre, dall’altro, può aspettare passivamente il manifestarsi delle situazioni attese e non riporre interesse nei fini positivi ma non ancora conseguiti.
30 – Nello schema di riferimento della teoria dell’azione, l’apprendimento rileva non tanto come mera acquisizione di informazione, relativamente a specifici problemi di orientamento cognitivo circa le proprietà del campo degli oggetti: ma soprattutto come acquisizione di nuovi schemi di orientamento. L’apprendimento consiste quindi nella acquisizione di differenti modi di orientamento verso il mondo degli oggetti, considerato [p. 169] quest’ultimo come inclusivo della personalità dell’attore, delle idee, della cultura, degli oggetti sociali.
31 – Di fondamentale importanza, nel processo di apprendimento, sono il grado e l’incidenza della generalizzazione. Le generalizzazioni sono modi di definire l’orientamento dell’attore verso oggetti particolari di cui egli non ha avuto ancora esperienza. La generalizzazione presenta due principali caratterizzazioni: a) anzitutto può essere vista come discriminazione di oggetti previamente ricompresi in una singola categoria indifferenziata, al fine di raggrupparli in due o più classi che ancora posseggono certi elementi comuni; b) in secondo luogo, può consistere nell’individuazione di proprietà comuni a un gruppo di eventi che precedentemente siano stati differenziati l’uno dall’altro.
L’elemento comune ai due significati consiste nella organizzazione in categorie del mondo degli oggetti. In tal modo, le generalizzazioni ci si presentano come modi di definire gli orientamenti dell’attore verso oggetti particolari, mediante la caratterizzazione di questi ultimi in termini di classe. La generalizzazione, in quanto processo cognitivo, mette ordine nel mondo degli oggetti e, in conseguenza, definisce la struttura delle alternative accessibili all’orientamento dell’azione. Il mondo, nelle aspettative dell’attore, viene ad essere in tal modo composto di classi di oggetti così come di oggetti particolari, definiti e differenziati mediante proprietà significanti per l’attore.
32 – Quando le categorie fondamentali dell’azione, e cioè l’orientamento, la cognizione e il bisogno, la valutazione, la differenziazione e la scelta, l’apprendimento e la generalizzazione, risultano organizzate entro un sistema di azione relativamente coerente, allora viene reso possibile un equilibrio stabile tra l’interesse alla massimizzazione del soddisfacimento e quello alla minimizzazione del sacrificio. Questa organizzazione consiste in un insieme interrelato e relativamente stabile di differenziazioni o scelte avente come necessario complemento un insieme relativamente stabile di aspettative. [pag. 170]
Note
[19] T. Parsons, E.A. Shils, Some Fundamental Categories of the Theory of Action: A General Statement, pp. 4-14.
Indice della pubblicazione
Metodologia delle scienze sociali
Giulio Bolacchi
Capitolo I: La prospettiva metodologica delle scienze sociali
1. Scienza del comportamento e scienza psicologica
2. Prospettiva psicologica, prospettiva prasseologica, prospettiva semantica
3. Le teorie causali del significato; la corrispondenza biunivoca tra serie causali e serie disposizionali
4. Lo schema mezzo-fine; interessi iniziali, interessi interposti, interessi finali
5. La struttura del campo disposizionale
6. Schemi fattuali e schemi operativi; la traducibilità operativa dei comportamenti
7. Intermediazione, comunione, interrelazione degli interessi
8. Il concetto di «disposizione a rispondere»; stimoli diretti e stimoli preparatori
9. Disposizione a rispondere, sostitutività, sequenza delle risposte
10. L’interazione sociale; comunione di interessi, antagonismo di interessi
11. Dinamica pendolare, dinamica cumulativa, dinamica strutturale-funzionale
12. Dinamica pendolare e dinamica cumulativa in relazione alle tre prospettive del significato
Note del capitolo I
Capitolo II: Rapporto semantico e strutture linguistiche
1. Rapporto semantico e linguaggio online
2. Linguaggio-oggetto e metalinguaggio online
3. Le regole semantiche; l’intensione e l’estensione delle espressioni linguistiche online
4. Convenzionalità delle strutture linguistiche e significazione costante dei segni; la considerazione interna e la considerazione esterna del rapporto semantico online
5. Sistemi semantici e sistemi assiomatici; termini logici e termini descrittivi online
6. Le regole di verità e il concetto semantico di verità online
7. Operativismo metodologico e significato delle espressioni linguistiche online
8. Significato operativo dei segni, termini astratti, verificazione e conferma online
Note del capitolo II
Capitolo III: Le strutture linguistiche astratte
1. Costruzione e introduzione di nuove strutture semantiche online
2. Il problema dei concetti teorici; la significatività empirica dei termini teorici online
3. Il linguaggio totale della scienza: linguaggio osservativo e linguaggio teorico online
4. Empirismo, criteri di significatività e termini disposizionali; il linguaggio osservativo ampliato online
5. Linguaggio osservativo, linguaggio teorico, assiomatizzazione online
6. Il concetto di «linguaggio teorico» in Carnap; il carattere aperto del linguaggio scientifico online
7. La astrazione come presupposto metodologico del linguaggio teorico; generalizzazione e astrazione; il continuum dei livelli linguistici
8. Verificabilità empirica delle strutture astratte; la significatività dei postulati teorici e la introduzione di postulati limitativi online
Note del capitolo III
Capitolo IV: Il concetto di “struttura”
1. Struttura, ambito di significatività dei predicati, livelli di astrazione online
2. Il concetto di «sistema» online
3. Le regole di verità del sistema online
4. Le regole degli ambiti di significatività e delle descrizioni di stato online
5. Valori di verità e condizioni di verità; la significatività delle frasi entro il sistema online
6. Gli elementi basilari della struttura: i predicati e le costanti individuali online
7. L’ordine spazio-temporale
8. Le definizioni coordinative dell’unità di tempo e della congruenza di successivi intervalli di tempo
9. La comparazione di intervalli di tempo paralleli in punti diversi dello spazio: il problema della simultaneità
10. I concetti di «ordine del tempo» e «direzione del tempo» in Reichenbach online
11. Ordine del tempo e ordine causale in Reichenbach
12. Le proprietà topologiche dell’ordine spaziale e dell’ordine temporale
13. I postulati fondamentali della teoria del tempo di Reichenbach online
14. Osservazioni critiche alla teoria di Reichenbach online
15. I predicati primitivi che qualificano il concetto di «struttura dinamica» online
16. La distinzione tra serie chiusa e serie aperta
17. Le esplicazioni del concetto di «causalità» in termini di serie aperta e di irreversibilità
18. Reversibilità e irreversibilità come inderteminatezza e determinatezza dell’ordine rispetto alla modificazione nel contenuto degli stati di un sistema online
19. Stato stazionario, irreversibilità e reversibilità online
20. I predicati fondamentali che qualificano il concetto di «struttura dinamica» online
Note del capitolo IV
Capitolo V: Scienze del comportamento e scienze naturali
1. Scienza e metodologia della scienza
2. La rilevanza della teoria astratta nella scienza online
3. La distinzione tra scienze naturali e scienze sociali
4. I postulati della teoria generale della azione di Parsons e la distinzione tra teoria dell’azione e scienze naturali online
5. Il fisicalismo e la negazione della caratterizzazione autonoma delle scienze del comportamento rispetto alle scienze della natura
6. Il problema metodologico della distinzione tra scienze comportamentistiche e scienze naturalistiche
7. Indeterminismo e determinismo nella scienza fisica
8. I tentativi di superamento dell’indeterminismo nella teoria fisica
9. Il problema della distinzione tra determinismo fisico e determinismo metodologico online
10. La considerazione deterministica nelle scienze sociali e la traducibilità operativa dei comportamenti
11. Le condizioni di adeguatezza dei predicati fondamentali delle scienze del comportamento
Note del capitolo V
Capitolo VI: I predicati fondamentali delle scienze sociali
1. Statica, evoluzione, stato stazionario nella teoria economica
2. Il problema della dinamica nelle scienze sociali online
3. I problemi dinamici connessi alla considerazione della società come integrazione e della società come conflitto
4. Considerazioni critiche sulla teoria conflittuale della società
5. Dinamica del conflitto di classe e integrazione sociale
6. I predicati fondamentali della sociologia: interesse o disposizione a rispondere, campo disposizionale, interrelazione degli interessi. L’azione di accettazione
7. L’azione di scambio e l’azione di condizionamento (potere)
8. La forza sociale del potere; potere istituzionale e potere deviante
9. Considerazioni conclusive sui problemi metodologici delle scienze sociali
Note del capitolo VI