Il concetto di pianificazione
Una volta chiarite le differenze sul piano economico e sociologico tra sistema dello scambio e sistema collettivistico si rende necessaria una analisi del concetto di pianificazione, il cui significato è generalmente identificato con quello di sistema collettivistico. Questa identificazione costituisce l’origine di numerosi pseudo-problemi, i quali hanno indotto alcuni economisti a ritenere che la teoria economica, come è stata formulata da Walras, presenti contraddizioni insuperabili; contraddizioni che – secondo questi economisti – potrebbero essere eliminate solo riformulando in termini completamente nuovi l’intera teoria economica.
Le difficoltà della teoria walrasiana possono essere tutte ricondotte alla impossibilità di questa teoria di fornire una spiegazione coerente della accumulazione di capitale. Prima di analizzare queste difficoltà cominciano col chiarire il significato del termine “pianificazione”.
Se ci riferiamo a un singolo soggetto possiamo definire la pianificazione come differimento nel futuro del soddisfacimento di un insieme di bisogni. Il differimento ha un significato per il soggetto in quanto egli differendo il soddisfacimento di certi bisogni può utilizzare le [pag.40] risorse, che altrimenti avrebbe impiegato per soddisfare quei bisogni, al fine di produrre nuovi mezzi di produzione (i quali in futuro gli consentiranno di soddisfare meglio i propri bisogni). La quantità di nuovi mezzi di produzione che il soggetto può produrre è tanto più grande quanto maggiore è la quantità dei bisogni che il soggetto differisce. Ovviamente il differimento ha un limite inferiore, poiché il soggetto non può fare a meno di soddisfare alcuni bisogni fondamentali e in una certa misura. Questo limite inferiore è il cosiddetto limite di sussistenza.
Se Robinson Crusoe differisce il soddisfacimento di certi bisogni nel futuro per aumentare la quantità dei mezzi di produzione di cui dispone egli pone in essere una attività pianificatrice. È essenziale rilevare che Robinson Crusoe può anche non pianificare, può cioè non effettuare alcun differimento di bisogni nel tempo e impiegare le risorse di cui dispone per produrre beni di consumo. In tal caso la capacità produttiva di Robinson Crusoe non aumenta.
Consideriamo un sistema collettivistico. I soggetti possono di comune accordo effettuare un differimento del soddisfacimento dei bisogni nel tempo e destinare una parte delle risorse alla costruzione di nuovi mezzi di produzione, oppure possono decidere sempre di comune accordo – di impiegare tutte le risorse per soddisfare i bisogni. Nel primo caso il sistema collettivistico pianifica, nel secondo reintegra se stesso indefinitamente. Da ciò consegue che l’attività pianificatrice non è una caratteristica essenziale del sistema collettivistico (anche se storicamente la pianificazione si ritrova nei sistemi collettivistici), poiché può esservi sistema collettivistico senza pianificazione. La caratteristica fondamentale del sistema collettivistico non è perciò l’attività pianificatrice, ma, come abbiamo messo in evidenza, l’interrelazione congiunta e totale degli interessi dei soggetti.
Se ci riferiamo al sistema dello scambio è evidente che non si può parlare di un’attività pianificatrice riferita al sistema, ma solo ai singoli soggetti. L’interrelazione disgiunta degli interessi implica che nel sistema dello scambio, non può esservi un differimento dei bisogni come risultato di una decisione unitaria di tutti i soggetti.
In definitiva non vi è identità tra economia collettivistica ed economia pianificata. L’economia collettivistica può essere pianificata e può non esserlo. Possiamo solo dire che storicamente i sistemi collettivistici hanno pianificato. La differenza da noi prospettata sul piano teorico deve essere mantenuta anche se i sistemi collettivistici sono sorti perché fosse possibile un’attività pianificatrice svolta dal sistema. [pag.41]
La teoria di Walras-Pareto non può fornire alcuno schema di pianificazione applicabile nella pratica, in quanto essa fornisce soltanto una definizione dell’efficienza per l’attività produttiva prescindendo dal fatto che vi sia o non vi sia accumulazione. Quando Pareto e Barone affermano che la produzione nel sistema collettivistico è organizzata secondo principi di efficienza identici a quelli validi per l’impresa privata nel sistema dello scambio, essi prescindono totalmente dal fatto che nel sistema collettivistico vi sia accumulazione o meno. Essi non spiegano l’accumulazione poiché questo problema non è rilevante per l’economia, in quanto concerne la dinamica cumulativa. [pag.42]
Indice della pubblicazione
Concorrenza, collettivismo e pianificazione
G. Bolacchi
1. Il massimo di ofelimità collettivo secondo Pareto e Barone.
2. Il problema della produzione nel sistema della concorrenza e nel sistema collettivistico.
3. Il problema del consumo nel sistema della concorrenza e nel sistema collettivistico
4. Un errore di Pareto: nel sistema collettivistico le decisioni dell’ufficio della pianificazione coincidono con le preferenze dei soggetti.
5. I fondamenti sociali della concorrenza e del collettivismo. online
6. Il concetto di interrelazione congiunta.
7. Il concetto di interrelazione disgiunta.
8. Analisi strutturale e analisi operativa del comportamento con riferimento all’interrelazione congiunta e all’interrelazione disgiunta.
9. Il concetto di forza sociale e la relazione di potere.
10. La relazione di scambio.
11. L’esplicazione della competizione in termini di interrelazione disgiunta degli interessi.
12. I sistemi misti. online
13. Il concetto di pianificazione. online
14. Schemi teorici funzionali e schemi teorici cumulativi. online
15. Il modello di Leontief come schema interpretativo dell’economia del soggetto isolato e dell’economia collettivistica. online
16. Il problema della accumulazione. online