Il processo di discriminazione come processo di rinforzo

Per comprendere esattamente la differenza tra condizionamento rispondente e condizionamento operante è necessario tener presente che l’importanza del processo di discriminazione consiste nel fatto che lo stimolo discriminante SD opera a sua volta come rinforzatore di un comportamento R2 diverso da R1. Con riferimento all’esperimento descritto ciò può ottenersi situando una leva nella scatola A, connessa al campanello in modo tale che lo spostamento della leva faccia trillare il campanello. L’esperimento dimostra che il ratto ogniqualvolta sposta la leva (R2) viene rinforzato da SD; per cui la frequenza di questo comportamento cresce rapidamente il ratto impara a premere la leva e a produrre SD. Ciò che è importante rilevare in questo esperimento è che il comportamento R2 (abbassare la leva) viene rinforzato da SD anche se nella scatola B non viene più posto cibo. Accade cioè che mentre il comportamento R1 (correre da A verso B) va progressivamente estinguendosi, il comportamento R2 (abbassare la leva) viene progressivamente rinforzato. Ciò mostra che SD ha acquisito una autonoma proprietà rinforzante. A questo tipo di rinforzo è stato dato il nome di rin-[pag. 144]forzo secondario, per il fatto che uno stimolo neutrale (non avente cioè di per sé la proprietà di essere un rinforzatore) diventa un rinforzatore in quanto viene associato ad un rinforzatore primario (cibo).

Riassumendo vediamo che nell’esperimento descritto si ha una risposta primaria R1 consistente nel comportamento del ratto che corre verso il cibo e un rinforzatore primario S+ di R1 consistente nella presenza del cibo. Esiste inoltre uno stimolo neutrale SD consistente nel trillo del campanello. Questo stimolo neutrale diviene un rinforzatore secondario del comportamento R2 consistente nell’abbassare la leva.

Si hanno quindi due processi di rinforzo: il primo pone in relazione R1 e S+, il secondo R2 e SD.

Analogamente al caso del rinforzo positivo è possibile far acquisire a uno stimolo neutrale la proprietà di rinforzatore negativo. Uno stimolo neutrale S2 viene associato a un rinforzatore negativo S1 in modo tale che S2 preceda S1 e che S1 si manifesti dopo un certo tempo a partire dal momento in cui ha avuto inizio S2. Supponiamo quindi che un certo comportamento R, il quale abbia luogo dopo l’inizio di S2 e prima dell’inizio di S1 sia seguito dall’immediata eliminazione di S2: e impedisca il presentarsi di S1. In tal caso R viene rinforzato dall’eliminazione di S2; S2 acquista cioè la proprietà di rinforzatore (secondario) negativo. Se indichiamo il venir meno di S2 con ~S2 allora il processo di rinforzo secondario negativo può essere schematizzato mediante il seguente diagramma:

R → ~S2

Per chiarire la differenza tra questo caso e quello del semplice rinforzo negativo è opportuno distinguere il significato di sfuggire a uno stimolo (escape) da quello di evitare uno stimolo (avoidance). Diciamo che un soggetto sfugge allo stimolo se, quando è sottoposto alla stimolazione, un certo suo comportamento elimina lo stimolo. Diciamo invece che un soggetto evita uno stimolo se il soggetto non è sottoposto a quello stimolo e un certo suo comportamento può impedire il manifestarsi dello stimolo.

Sulla base di questa distinzione si può dire che quando si ha semplice rinforzo negativo il soggetto sfugge a un certo stimolo mediante un comportamento che viene quindi rinforzato. Nel caso del rinforzo secondario negativo invece il soggetto sfugge allo stimolo neutrale S2 (stimolo condizionato) ed evita (come conseguenza) lo stimolo primario negativo S1.

La formazione dello stimolo discriminante ottenuta rinforzando [pag. 145] un dato comportamento in presenza di un particolare stimolo e non rinforzandolo in sua assenza, deve essere considerata come una specificazione del processo di rinforzo. Se si vuole evitare ogni riferimento mentalistico non è corretto caratterizzare lo stimolo discriminante introducendo una funzione discriminante, che verrebbe ad aggiungersi alla fondamentale funzione rinforzante sulla base della quale è caratterizzato il comportamento operante. Lo stimolo discriminante deve essere caratterizzato o in termini di elicitazione o in termini di rinforzo.

Poiché però come abbiamo visto lo stimolo discriminante non elicita la risposta, esso deve essere necessariamente caratterizzato come rinforzatore di un qualche comportamento. Se così non fosse occorrerebbe caratterizzarlo introducendo un terzo tipo di relazione diversa da quella della elicitazione e del rinforzo ma ciò implicherebbe la rinuncia a interpretare il comportamento discriminante come comportamento operante. Infatti, affermare che la relazione tra stimolo discriminante e risposta non è una relazione di elicitazione non basta per concludere che si tratta di comportamento operante; occorre ricondurre il comportamento discriminante nell’ambito della interpretazione fondata sul rinforzo e quindi caratterizzare lo stimolo discriminante come rinforzatore. È il fatto che lo stimolo possa svolgere le funzioni di rinforzatore (secondario) che consente di esplicare questo fenomeno in modo unitario nell’ambito dello schema del rinforzo.

Se negli esperimenti di discriminazione la proprietà di rinforzatore (secondario) dello stimolo discriminante non appare in modo evidente, ciò è una conseguenza della struttura dell’esperimento il quale è progettato in modo da porre in evidenza le operazioni di rinforzo (ed estinzione) di un dato comportamento in presenza (o in assenza) di un particolare stimolo e non il comportamento rispetto al quale lo stimolo discriminante è un rinforzatore. Quando trilla il campanello e il ratto corre verso il cibo viene posto in evidenza il fatto che il campanello controlla il comportamento del ratto che corre verso il cibo e non viene posto in evidenza il comportamento rinforzato dal campanello, il quale, date le condizioni estremamente semplificate in cui si svolge l’esperimento, non è un comportamento complesso, ma si riduce a un semplice aspettare che trilli il campanello. solo quando lo sperimentatore collega la leva al campanello è possibile mettere in evidenza in comportamento, rinforzato in modo secondario dal campanello, consistente nel consistente nel premere la leva.

Tuttavia, anche se manca tale connessione e un comportamento specifico rinforzato in modo secondario non è immediatamente evidente, lo stimolo discriminante agisce sempre come rinforzatore [pag. 146] secondario ed è questa funzione rinforzante che consente di caratterizzarlo nell’ambito dello schema del rinforzo.

Per concludere, l’analisi scientifica del comportamento consente di distinguere due tipi fondamentali di comportamento: il comportamento rispondente e il comportamento operante. La caratterizzazione dei due tipi di comportamento è priva di ogni riferimento mentalistico ed ha natura strutturale in quanto risponde alla domanda “come opera lo stimolo?” e non alla domanda “che cosa è lo stimolo?”. Anche lo stimolo discriminante deve essere definito con riferimento al modo in cui esso opera e quindi come rinforzatore secondario. Solo così è possibile interpretarlo coerentemente nell’ambito dello schema del rinforzo.[pag. 147]

Indice della pubblicazione

L’analisi scientifica del comportamento di scelta

G.Bolacchi


1. L’analisi scientifica del comportamento. online

2. Il processo di discriminazione come processo di rinforzo. online

3. Il concetto di interesse. Interesse finale e interesse strumentale.

4. Il concetto di intensità dell’interesse. online

5. Esplicazione di alcuni esperimenti mediante il concetto di intensità dell’interesse.

6. Scelta, utilità, massimizzazione, come concetti pseudo-esplicativi. online

7. La struttura del discorso scientifico: la relazione funzionale. online

8. La relazione funzionale nella psicologia.

9. La relazione funzionale nella fisica.

10. Termini teorici e termini osservativi. I problemi della generalizzazione e dell’astrazione.

11. Le variabili intermedie in psicologia.

12. Il significato dei termini teorici nella fisica. L’esempio del campo elettromagnetico.

13. Il livello dei predicati. Relazioni tra predicati di diverso livello. online

14. La distinzione tra leggi sperimentali e teorie.

15. Le regole di corrispondenza. online

16. Analisi critica del concetto di regola di corrispondenza.

17. I postulati limitativi.

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