Il progresso tecnologico e l’innovazione
Le politiche pubbliche di sviluppo sono tanto più incisive ed efficaci, quanto meglio e più correttamente riescono a individuare vincoli e ostacoli, facendo leva su variabili strategiche realmente funzionali rispetto allo sviluppo e alla crescita economica. Purtroppo, tutte le tipologie di intervento pubblico per lo sviluppo, da quelle tradizionali fondate su incentivi di localizzazione o di gestione, a quelle più recenti centrate sul progresso tecnologico e sull’innovazione, trascurano le variabili sociali. Si ritiene infatti, come già è stato detto, che l’operativizzazione di variabili economiche mediante politiche di intervento implichi necessariamente una modificazione delle variabili sociali. Ipotesi questa che non è sostenuta da alcuna teoria scientifica, che è costantemente falsificata dai fatti e che contraddice gli stessi postulati e la struttura logica dell’analisi economica.
Questo errore metodologico si manifesta anche con riferimento alle politiche di intervento fondate sulla ricerca tecnologica e sull’innovazione, che trovano il loro punto di riferimento nel riconoscimento del progresso tecnologico come variabile strategica della crescita economica.
Quantunque il progresso tecnologico costituisca ancora, secondo la classica espressione di N. Rosenberg, una “scatola nera” che non è stata compiutamente esplorata, non può essere negata la stretta interconnessione esistente tra la dinamica tecnologica e l’innovazione: il progresso tecnologico è tale in quanto incorpora ed esprime un insieme di attività innovative.
Sul progresso tecnologico gli studi di Rosenberg consentono di individuare, in una prospettiva sintetica e astratta, alcuni punti di riferimento fondamentali.
1. Il processo innovativo, inteso come inserimento del cambiamento tecnologico nella combinazione produttiva, è caratterizzato dalla continuità. A questo proposito Rosenberg osserva che Schumpeter si preoccupò:
«di sottolineare la natura discontinua dell’attività innovativa, giacché l’addensarsi delle innovazioni in grappoli occupava un posto centrale nella sua teoria dei cicli economici. Di conseguenza, contrappose invenzione e innovazione in maniera nettissima … Entro la sequenza costituita da 1) invenzione, 2) innovazione e 3) imitazione, la teoria di Schumpeter ebbe per effetto di concentrare l’attenzione sulle cir-[pag. 75] costanze che circondano e influenzano l’atto dell’innovazione. L’attività inventiva si situava fuori del suo quadro di riferimento, come un fattore esogeno. Ad intervalli regolari, gli imprenditori selezionavano certune di queste invenzioni, e per loro mezzo operavano l’introduzione di una nuova funzione di produzione. A questo punto, quando cioè l’invenzione aveva raggiunto una forma tecnologica che ne permetteva lo sfruttamento commerciale, essa entrava nell’area economica e generava crescita e instabilità. Ma l’attività inventiva in sé presa non viene mai esaminata come un’attività continuativa la cui natura, il cui calendario e i cui peculiari problemi siano rilevanti per i successivi stadi schumpeteriani dell’innovazione e dell’imitazione. È un’attività che si compie dietro le quinte e fuori vista. Le invenzioni giungono sulla scena schumpeteriana pienamente dispiegate, e non in quanto oggetti o processi il cui sviluppo formi l’oggetto di un interesse esplicito; né i successivi miglioramenti o modificazioni dell’invenzione sono, di regola, trattati come eventi significativi. Di conseguenza, l’invenzione appare un fenomeno isolato, che acquista un significato esercitando la sua influenza sui successivi processi d’innovazione e d’imitazione. Ma le caratteristiche del processo inventivo, e gli stadi attraverso cui le invenzioni passano sulla via che conduce alla loro piena applicazione e sfruttamento commerciale, non emergono. Né, conseguentemente, queste caratteristiche o stadi sono esaminati in una maniera che serva ad illuminare la decisione d’innovazione o il ritmo del processo di diffusione. L’effetto di questo isolamento sequenziale dell’invenzione, e delle rigide barriere innalzate tra sfera tecnologica e sfera economica, è la mancata utilizzazione dei fattori tecnologici nel migliorare la nostra comprensione dell’innovazione e della diffusione. Ne segue che gli economisti che accettano questa concettualizzazione si trovano tagliati fuori da fattori tecnologici che pure sono in grado 1) di rendere conto del calendario delle innovazioni; 2) di collegare specifiche innovazioni alla risultante crescita nella produttività delle risorse; e 3) di render conto sia della velocità sia della direzione della diffusione delle innovazioni da un capo all’altro dell’economia. (Le vie della tecnologia, Rosenberg & Sellier, Torino, 1987, pagg. 95-97.) … Ma il cambiamento tecnologico è anche (e si tratta di un aspetto forse ancora più importante) un flusso ininterrotto di innumerevoli minori aggiustamenti, miglioramenti e adattamenti ad opera del personale specializzato e la vitalità tecnica di un’economia … è influenzata in maniera determinante dalla sua capacità di compiere questo processo di adattamento. … Si tratta di abilità che sono fatalmente incorporate nell’agente umano e non nella macchina; e a meno che vengano in un modo o nell’altro rese disponibili, una tecnologia meccanica non potrà essere molto vitale» (Le vie della tecnologia, pagg. 195-196).
2. L’innovazione è soltanto il principio del processo di diffusione e nessuna barriera può essere posta fra innovazione e diffusione. Si tratta, in questo caso, di una conseguenza stretta del primo punto. Il processo di diffusione, afferma Rosenberg:
«poggia tipicamente su un flusso di miglioramenti delle caratteristiche di prestazione di una innovazione, sulla sua progressiva modificazione e adattamento e sulla disponibilità e introduzione di altri inputs complementari, che incidono in misura rilevantissima sull’utilità economica dell’innovazione originaria» (Le vie della tecnologia, pagg. 107-108).
Anche se queste «svariate attività successive all’innovazione implicano livelli di creatività e di immaginazione di un rango inferiore rispetto all’innovazione originaria», esse sono di cruciale importanza per la velocità del processo di diffusione:
«Economicamente parlando, l’innovazione non è un singolo atto circoscritto, ma una serie di atti strettamente legati al processo innovativo. Un’innovazione acquista rilevanza economica soltanto attraverso un vasto processo di riprogettazione e modificazione e attraverso i mille piccoli miglioramenti che la rendono adatta a un mercato di massa, a venir prodotta da tecniche per la produzione di massa radicalmente nuove. Occorre inoltre che risulti alla fine disponibile tutta una gamma di attività complementari», le quali costituiscono «applicazioni e impieghi di conoscenze da cui concretamente fluiscono gli incrementi di produttività originati dall’attività innovativa» (Le vie della tecnologia, pag. 108).
Queste osservazioni valgono altresì per quella che è specificamente chiamata la componente sviluppo del binomio Ricerca e Sviluppo. A questo proposito, Rosenberg osserva che sviluppo è un termine molto generico, che include:
«una moltitudine di cose tra loro disparatissime. Vi figurano triviali attività di differenziazione del prodotto, magari importanti da un punto di vista di marketing, ma che non pongono seri problemi tecnologici. In altri casi lo sviluppo implicherà la soluzione di problemi che dal punto di vista tecnologico possono essere né difficili, né interessanti, ma che sono economicamente importantissimi. E può infine implicare la soluzione di fondamentali problemi tecnologici, senza di che l’idea in questione è totalmente insuscettibile di applicazioni commerciali. La diffusione di una innovazione è inscindibilmente legata al procedere di queste attività tecnologiche, le quali spostano, spesso impercettibilmente, i dati finali del problema per i singoli potenziali adottan-[pag. 76]ti» (Le vie della tecnologia, pag. 109).
3. Il cambiamento tecnologico è strettamente connesso con l’industria dei beni capitali. Afferma Rosenberg che:
«in forza del nostro retaggio schumpeteriano, noi tuttora guardiamo alla trasformazione di una invenzione in una innovazione come all’opera degli imprenditori. Ma da un punto di vista tecnologico essa è molto di più l’opera dell’industria dei beni capitali. Ciò è massimamente evidente quando l’invenzione è un processo che riduce i costi e non è quindi tale che si debba vendere a un consumatore finale. Per rendere praticabili nuovi prodotti e processi è necessaria una lunga fase di aggiustamenti, durante la quale l’invenzione viene migliorata, i difetti eliminati, la tecnica modificata per adattarla alle specifiche necessità degli utenti. Non solo, ma si provvede a strumentare l’invenzione e ad apportare le numerose correzioni indispensabili perché il nuovo prodotto (processo) non solo possa venir prodotto, ma possa esserlo a basso costo. L’idea che un’invenzione raggiunga prima uno stadio di profittabilità commerciale e sia poi introdotta è in effetti semplicistica. La fase di introduzione contiene un periodo di rodaggio; … i miglioramenti nella produzione di un nuovo prodotto intervengono durante la sua introduzione commerciale. In altre parole, c’è stata una tendenza ad immaginare un lungo periodo precommerciale, durante il quale un’invenzione verrebbe in un modo o nell’altro foggiata e modificata da fattori esogeni, fino al momento in cui è pronta per l’introduzione commerciale. Si tratta di un modo di vedere non soltanto irrealistico, ma che ha portato a trascurare il ruolo cruciale delle imprese di beni capitali nei processi di innovazione» (Le vie della tecnologia, pagg. 196-197). «Il settore dei beni capitali giuoca palesemente un ruolo cruciale nel processo dell’innovazione tecnologica. Tutte le innovazioni – sia che comportino l’introduzione di un nuovo prodotto, sia che forniscano una maniera meno costosa di ottenere un prodotto già esistente – hanno bisogno che il settore dei beni capitali produca un nuovo prodotto (macchina) conforme a certe specificazioni. Possiamo utilmente guardare al settore dei beni capitali come ad un settore che è in effetti fondamentalmente impegnato in un lavoro produttivo su misura. Ossia, in questa industria le imprese sono di regola altamente specializzate, nel senso che ciascuna impresa produce una gamma di merci relativamente ristretta (almeno quando la domanda aggregata di beni capitali sia sufficientemente grande), in risposta a specificazioni definite da un ampio arco di clienti nelle industrie di beni di consumo e in altre industrie di beni capitali. (Le vie della tecnologia, pag. 157) … L’ovvio vantaggio di questa situazione è che, siccome la produzione di macchine comporta un importante processo di apprendimento, un alto grado di specializzazione favorisce non soltanto un apprendimento efficace, ma anche un’efficace applicazione di quel che viene appreso. Questa destrezza altamente sviluppata nel progettare e nel produrre macchinario specializzato è forse la più importante caratteristica singola di un’industria di beni capitali ben organizzata, e costituisce una economia esterna di enorme rilevanza per gli altri settori dell’economia. Ma perché una tale struttura di specializzazione tra imprese si sviluppi, occorre che i produttori di beni capitali si trovino dinanzi ad una vastissima domanda dei loro prodotti. (Le vie della tecnologia, pag. 160) … Molte tra le grandi innovazioni della tecnologia occidentale sono emerse nel settore dell’economia che produce beni capitali. Ma, con un settore interno di beni capitali (organizzato) scarso o nullo, ai paesi sottosviluppati è mancata puramente e semplicemente l’opportunità di realizzare innovazioni risparmiatrici di capitale, perché non disponevano dell’industria di beni capitali necessaria. Stando così le cose questi paesi hanno di regola importato i loro beni capitali dall’estero. Ma ciò ha significato il mancato sviluppo di quella base tecnologica di abilità, conoscenze, attrezzature e organizzazione da cui dipende in così gran parte l’ulteriore progresso tecnico» (Le vie della tecnologia, pag. 164).
4. L’aspettativa di un cambiamento futuro influenza in modo decisivo il comportamento degli agenti economici, con riferimento alla realizzazione e alla diffusione di un’innovazione tecnologica.
«Poiché il futuro tecnologico è ineluttabilmente avvolto nell’incertezza, non sorprende che differenti imprenditori possiedano aspettative diverse e neppure che il comportamento imprenditoriale differisca ancor più a causa dei diversi gradi di avversione al rischio da parte di chi assume decisioni. (Dentro la scatola nera: tecnologia ed economia, Il Mulino, Bologna, 1991, pag. 180) … Si tratta, in sintesi, dell’incertezza generata non solo dalle innovazioni tecnologiche in qualche altra parte del sistema economico, ma anche da un ulteriore perfezionamento nelle tecnologie di cui si sta valutando l’introduzione … Non appena ci convinciamo della natura progressiva di gran parte del cambiamento tecnologico, la distribuzione temporale ottimale di una innovazione viene fortemente influenzata dalle aspettative concernenti la distribuzione temporale e la rilevanza di perfezionamenti futuri. Perfino quando una innovazione di processo supera la severa prova di ridurre i costi totali medi al di sotto dei precedenti costi variabili medi, può accadere che essa non venga adottata. La ragione di ciò risiede nel fatto che le opinioni dell’imprenditore circa il ritmo dei perfezionamenti tecnologici possono riflettere la previsione che si verifichi un tasso di obsolescenza tec-[pag. 77] nologica più elevato rispetto a quello risultante dai tradizionali metodi di calcolo finanziario impiegati per valutare l’investimento. (Dentro la scatola nera, pagg. 182-183) … Le aspettative che si verifichino continui miglioramenti in una nuova tecnologia possono dunque condurre alla posticipazione di una innovazione, al rallentamento del ritmo della sua diffusione o alla sua adozione in una forma modificata per permettere una maggiore flessibilità futura. Inoltre, si devono considerare non solo le aspettative relative ai possibili perfezionamenti della tecnologia in questione, ma anche le possibilità che migliorino sia le tecnologie sostitutive, che quelle complementari. Gli ulteriori perfezionamenti in un prodotto esistente possono essere differiti poiché ci si aspetta che verrà presto sviluppato un nuovo prodotto superiore al precedente. Allo stesso tempo, un effetto analogo verrà esercitato dalla previsione che si realizzino continui miglioramenti della vecchia tecnologia, che la nuova è designata a sostituire» (Dentro la scatola nera, pagg. 192-193).
Una delle implicazioni più significative di queste considerazioni è data dal fatto che:
«un rapido ritmo di cambiamento tecnologico può condurre ad un tasso di adozione e diffusione apparentemente lento o all’introduzione di un macchinario che non incorpora la tecnologia più avanzata, fintantoché tale ritmo porti i potenziali acquirenti a prevedere, mediante una estrapolazione, un ritmo continuo o accelerato di perfezionamenti» (Dentro la scatola nera, pag. 197). Pertanto, «l’elevata rapidità del ritmo complessivo di miglioramento tecnologico può rendere ottimale per il privato (e forse persino dal punto di vista sociale) la decisione di posticipare l’adozione di un’innovazione» (Dentro la scatola nera, pag. 199).
5. In una società che è in grado di generare un rapido progresso tecnico, nessuna singola innovazione è indispensabile. La ragione di questa affermazione, per Rosenberg:
«non sta tanto nel fatto che le singole innovazioni non contano, in senso assoluto, ma piuttosto nel fatto che una società di questo tipo può facilmente generare innovazioni sostitutive. È perciò la capacità di generare molte innovazioni potenziali che rende non indispensabile ogni singola innovazione. Se questo è corretto, diviene ancora più interessante la questione … concernente le determinanti sociali della capacità di una società di generare in primo luogo progresso tecnico» (Dentro la scatola nera, pag. 56). «Uno dei problemi storici centrali riguardanti il progresso tecnico è costituito dalla sua estrema variabilità nel tempo e nello spazio. Tra i fatti storici di maggior rilievo figurano le enormi differenze fra le capacità mostrate dalle diverse società di generare innovazioni tecniche rispondenti alle loro esigenze economiche. Inoltre, si è manifestata anche un’accentuata variabilità nella volontà e nella facilità con le quali le società hanno adottato ed impiegato innovazioni tecnologiche sviluppate altrove. Per di più, le singole società nel corso dei loro distinti percorsi storici hanno esse stesse registrato marcati mutamenti nell’ampiezza e nell’intensità del proprio dinamismo tecnologico. È evidente che le cause di queste differenze, non ancora comprese appieno, si ricollegano secondo molteplici modalità complesse e articolate al funzionamento dei più ampi sistemi sociali, alle loro istituzioni, ai loro valori e alle loro strutture di incentivi. La spiegazione di queste differenze è strettamente legata a questioni ancor più ampie quali la comprensione del mutamento sociale e del procedere a velocità così differenti nel tempo e nello spazio della crescita economica» (Dentro la scatola nera, pagg. 24-25).
Le cinque connotazioni basilari dell’innovazione tratte dall’analisi di Rosenberg esprimono da un lato la regolarità del processo storico che ha caratterizzato la produzione industriale negli ultimi due secoli; dall’altro lato possono essere assunte come punti di riferimento per esplicare una logica dell’innovazione traducibile in una vera e propria analisi scientifica dell’innovazione (scienza dell’innovazione), da rendere strettamente compatibile con l’attuale stato esplicativo della scienza economica e, più in generale, delle scienze sociali.[pag. 78]
Indice della pubblicazione
Politiche di sviluppo, innovazione, parchi scientifici e tecnologici
G. Bolacchi
Premessa online
Parte prima. I problemi dello sviluppo: variabili economiche e variabili sociali.
- Alcune problematiche dello sviluppo in ambito economico. online
- Il progresso tecnologico e l’innovazione. online
- L’innovazione e le pre-condizioni dello sviluppo. online
- Anomalie economiche e sociali del mercato e squilibri nella dinamica dell’innovazione. online
Parte seconda. L’esplicazione del Parco scientifico e tecnologico nell’ambito degli interventi pubblici orientati alla gestione del processo di innovazione.
- Le definizioni descrittive del concetto di Parco.
- Il Parco come infrastruttura puntuale con obiettivi di sviluppo. online
Parte terza. Il ruolo del Parco nei sistemi di mercato sviluppati e industrializzati.
- Le esternalità derivanti dall’attività di ricerca e sviluppo. online
- L’effetto di spiazzamento e il rendimento sociale delle risorse pubbliche. online
- L’intervento pubblico in materia di ricerca e sviluppo e la salvaguardia delle regole del mercato.
Parte quarta. Il ruolo del Parco nei sistemi socio-economici in via di sviluppo.
- L’attivazione delle pre-condizioni dello sviluppo. online
- L’investimento in capitale umano innovativo in funzione dello sviluppo.
- La formazione di capitale umano e la cultura dell’innovazione. online
- Le esternalità derivanti dall’attività formativa e il rendimento sociale della spesa pubblica. online
- Tipologie di Parco con effetti indotti negativi nelle aree in via di sviluppo. online
Appendice. Il ruolo del Parco nell’ambito del Programma Operativo Regionale della Sardegna.