La distinzione tra scienze storico-sociali e scienze naturali

L’errore di Weber consiste nell’aver preteso di fondare, utilizzando concetti filosofici, una distinzione metodologica tra scienze sociali e scienze naturali. Weber comincia col chiedersi come sia possi-  [pag. 8]  bile la spiegazione causale di un fatto individuale, dato che una descrizione anche della più piccola sezione di realtà non può mai essere pensata come esaustiva. «Il numero e il tipo delle cause, che hanno determinato qualsiasi avvenimento individuale – egli afferma – è infatti sempre infinito, e non c’è una caratteristica insita nelle cose stesse per isolarne una loro parte che venga essa sola presa in considerazione. Un caos di giudizi esistenziali sopra infinite osservazioni particolari sarebbe il solo esito a cui potrebbe recare il tentativo di una conoscenza della realtà che fosse seriamente priva di presupposti. Ed anche questo risultato sarebbe possibile solo in apparenza, poichè la realtà di ogni osservazione singola mostra, ad uno sguardo più prossimo infiniti elementi particolari, che non possono mai venire espressi in maniera esaustiva in giudizi di osservazione. In questo caos può recar ordine soltanto la circostanza che in ogni caso ha per noi interesse e significato esclusivamente una parte della realtà individuale, in quanto essa sta in relazione con idee di valori culturali con le quali noi ci accostiamo alla realtà. Solo determinati aspetti dei fenomeni particolari, sempre infinitamente molteplici, e cioè quelli ai quali attribuiamo un significato culturale universale, sono quindi degni di essere conosciuti, ed essi solamente sono oggetto della spiegazione causale. Anche questa spiegazione causale rinvia però a sua volta al medesimo fatto, che cioè un regresso causale esaustivo da qualsiasi fenomeno concreto nella sua realtà piena non soltanto risulta praticamente impossibile, ma è semplicemente un non-senso. Noi determiniamo esclusivamente quelle cause a cui devono essere imputati gli elementi, che nel caso singolo appaiono essenziali, di un certo divenire; la questione causale, allorchè si tratta dell’individualità di un fenomeno, non è una questione di leggi bensì una questione di concrete connessiori causali; non è una questione relativa alla formula sotto la quale può venir collocato il fenomeno come esempio specifico, ma una questione relativa alla connessione individuale a cui esso può venir collegato come suo risultato – è cioè una questione di imputazione. Ogni qual volta entra in considerazione la spiegazione causale di un fenomeno culturale – di un individuo storico, come noi lo intendiamo in base ad un’espressione già talvolta usata nella metodologia della nostra disciplina, ed ora divenuta consueta nella logica in una più precisa formulazione – la conoscenza delle leggi di causalità può essere non già scopo, ma soltanto mezzo dell’indagine. Essa ci spiana la via rendendo possibile l’imputazione causale degli elementi dei fenomeni, culturalmente significativi nella loro individualità, alle proprie cause concrete. In quanto, e solo in quanto essa serve a questo, ha valore per la conoscenza di connessio-  [pag. 9]  ni individuali. Se la conoscenza causale dello storico è una imputazione di conseguenze concrete a cause concrete, l’imputazione valida di qualsiasi conseguenza individuale non è possibile in genere senza l’impiego della conoscenza nomologica, cioè della conoscenza delle regolarità delle connessioni causali. Se si deve attribuire in concreto nella realtà ad un singolo elemento individuale di una connessione un significato causale per la conseguenza da spiegare causalmente, questo può essere stabilito, in caso di dubbio, soltanto mediante la valutazione degli effetti che noi di solito aspettiamo in generale da esso e dagli altri elementi del medesimo complesso, che consideriamo ai fini della spiegazione vale a dire mediante la determinazione di quelli che sono gli effetti adeguati degli elementi causali in questione»[4].

Pertanto, per Weber «la spiegazione causale diventa un presupposto ineliminabile non solo della scienza naturale ma anche delle scienze storico sociali e l’intendere, lungi dal contrapporsi ad essa, diventa una forma di penetrazione dell’agire umano che esige di trovare la propria verificazione mediante l’analisi dei rapporti di causa ed effetto»[5].

In altre parole Weber non considera come preminente ai fini della distinzione tra scienze storico-sociali e scienze naturali il fatto che le prime abbiano per oggetto lo spirito anziché la natura e neppure considera preminente il fatto che le prime dovrebbero procedere mediante la comprensione del significato di un dato fenomeno anziché mediante la spiegazione causale. Per Weber, al contrario, poiché la spiegazione causale diventa un presupposto non solo della scienza naturale ma anche delle scienze storico-sociali, consegue che anche la comprensione deve necessariamente esprimersi in termini di rapporti di causa ed effetto. Pertanto anche le scienze storico-sociali pur avendo un proprio campo di ricerca e dovendo far uso del procedimento di comprensione debbono procedere mediante la spiegazione causale, cioè debbono tendere ad accertare le relazioni causali tra fenomeni individuali.

L’elemento basilare che Weber utilizza ai fini della distinzione tra scienze storico-sociali e scienze naturali non consiste dunque nella diversità dell’oggetto della ricerca (distinzione tra realtà spirituale e realtà naturale) e neppure nel metodo della ricerca implicato dalla diversità di oggetto e consistente nel procedimento psicologico della comprensione; consiste al contrario nello schema causale, che dal punto di vista metodologico dovrebbe caratterizzare tanto il discorso delle  [pag. 10]  scienze naturali quanto quello delle scienze storico-sociali.

Per Weber la diversità di oggetto tra i due tipi di scienze non incide sul piano metodologico della ricerca; infatti, pur essendo l’oggetto delle scienze spirituali caratterizzato in termini di storicità, alle stesse sarebbe egualmente applicabile lo schema della causalità utilizzato nelle scienze naturali. Quale dunque la differenza tra i due tipi di scienze? È a questo punto che emerge con maggiore chiarezza la contraddizione implicita nella problematica metodologica Weberiana. Per Weber la differenza dovrebbe consistere nel fatto che le scienze storico-sociali sarebbero orientate verso l’individualità, mentre le scienze naturali sarebbero orientate verso la generalità. Si avrebbero pertanto due tipi di schemi causali: uno schema causale individualizzante e uno schema causale generalizzante, una causalità riferita a fenomeni non ripetibili e individualizzati (cioè inseriti in una dinamica irreversibile evolutiva) e una causalità riferita a classi di fenomeni, cioè a un rapporto ripetibile e generalizzato tra fenomeni esprimenti una dinamica reversibile. È evidente che in tal modo il concetto di causalità risulta del tutto travisato rispetto all’explicatum che è preso in considerazione nel linguaggio metodologico della scienza. La causalità non è più una relazione funzionale tra fenomeni caratterizzata da un ordine reversibile, ma diventa una generica relazione tra fenomeni, cioè una pura e semplice relazione d’ordine non altrimenti specificata. Solo identificando il concetto di causalità col concetto di ordine irreversibile si può parlare senza contraddizione di comprensione espressa in termini causali e di causalità concernente fenomeni individualizzati non ripetibili, cioè fenomeni storici. Ma se il concetto di causalità viene esplicato in termini compatibili con l’analisi metodologica del discorso della scienza, la concezione Weberiana mostra la sua intrinseca contraddizione e appare come l’espressione di un confuso pensiero metafisico.  [pag. 11] 

Note

[4] M. Weber, Il metodo delle scienze storico sociali, Torino, 1958, pp. 93-94.
[5] P. Rossi, Lo storicismo tedesco contemporaneo, Torino, 1956, p. 294.

Indice della pubblicazione

Il problema del metodo nella sociologia

Giulio Bolacchi


1. Gli ostacoli alla comprensione scientifica del comportamento umano.

2. La prospettiva di Max Weber. online

3. La distinzione tra scienze storico-sociali e scienze naturali. online

4. La confusione tra prospettiva evoluzionistica e prospettiva strutturale. online

5. La spiegazione causale. online

6. Prospettiva strutturale e prospettiva evoluzionistica con riferimento all’ordine seriale.

7. L’inconsistenza del concetto di comprensione scientifica dei fenomeni nel loro divenire storico.

8. Verifica e imputazione causale.

9. Critica del metodo della spiegazione condizionale. online

10. Osservazioni sulla struttura del linguaggio scientifico. online

11. Un esempio di relazione funzionale.

12. Relazione funzionale e ordine seriale: analisi dinamica e analisi statica. online

13. Il tempo come ordine (dinamica strutturale) e il tempo come direzione (dinamica cumulativa). online

14. Le analisi sociali in termini di equilibrio e di forze. online

15. La prospettiva di Talcott Parsons.

16. I modi di organizzazione degli elementi dell’azione.

17. Predicati sperimentali e predicati teorici. Il livello di astrazione dei predicati. online

18. La relazione di interscambio, la relazione di appartenenza e la relazione di controllo.

19. Le dicotomie neutralità-affettività e specificità-generalità e l’uso della relazione combinatoria.

20. Il distacco tra la prospettiva metafisica di Parsons e la prospettiva scientifica. online

21. La distinzione tra processi di confine e processi interni.

22. I concetti di personalità e need-disposition.

23. Le relazioni di interscambio tra il sistema psicologico e gli altri sistemi.

24. Considerazioni critiche conclusive sul metodo di Parsons.

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