Le analisi sociali in termini di equilibrio e di forze

Il fatto che, nell’ambito delle scienze sociali, la relazione Rƒ (x, y; p1, p2, …, pn) possa contenere un riferimento al tempo come variabile indipendente implicita non implica che le leggi sociali possano essere espresse in termini analoghi a quelli della dinamica nella fisica.

A questo proposito è necessario, innanzitutto, precisare che le analisi da noi svolte sulla struttura del discorso della scienza hanno carattere metodologico, cioè concernono l’individuazione su un piano semantico delle relazioni più astratte che caratterizzano qualsiasi tipo di discorso scientifico e quindi non solo il discorso delle scienze sociali ma anche quello delle scienze naturali. Questo fatto però non deve far erroneamente supporre che il discorso delle scienze sociali possa essere costruito sulla base di ingenue analogie con quello della fisica. Dal pun-[pag. 29]to di vista metodologico, cioè con riferimento ai predicati più astratti che caratterizzano il discorso della scienza, non può porsi alcuna differenziazione tra scienze naturali e scienze sociali. Una differenziazione suppone che vengano presi in considerazione predicati tipici di ogni singola scienza aventi livelli di astrazione inferiori rispetto al livello di astrazione dei predicati metodologici. Questo significa che tanto la relazione funzionale Rƒ (x, y; p1, p2, …, pn) quanto le variabili dipendenti, indipendenti e i parametri tra i quali la relazione si pone assumeranno significanti diversi a seconda della specifica scienza cui ci si riferisce.

Questo fatto esclude che si possa ipotizzare una qualsiasi analogia tra i predicati tipici della fisica e i predicati tipici della sociologia. Questa analogia comunque è stata più volte riproposta nell’ambito della sociologia seguendo la nota teorizzazione di Pareto concernente l’equilibrio sociale. «Osserviamo – afferma Pareto – che in genere le condizioni di una società mutano molto lentamente. Qualsiasi società oppone di solito una resistenza abbastanza considerevole alle forze esterne o interne che tendono a modificarla. I movimenti accidentali che si producono nella società sono neutralizzati dai movimenti in senso contrario che essi producono e, in definitiva, tali movimenti finiscono con l’estinguersi e la società torna nelle condizioni iniziali. La società può essere quindi considerata in uno stato di equilibrio stabile»[13]. «A dire il vero – continua poi Pareto – si tratta qui non già di un equilibrio statico, ma di un equilibrio dinamico, poiché tutta intera la società è trascinata da un movimento generale che la modifica lentamente»[14]. Pareto fa quindi osservare come in meccanica il principio di D’Alembert consenta di studiare in modo completo lo stato dinamico di un sistema. Egli dice inoltre che nell’economia politica può intravvedersi un principio analogo, quantunque alla considerazione dell’equilibrio dinamico siamo costretti a sostituire la considerazione di una serie di equilibri statici. Ancora egli afferma che «l’equilibrio di un sistema economico presenta analogie sorprendenti con l’equilibrio di un sistema meccanico» e prospetta in una tabella le analogie che a suo dire sussisterebbero tra il fenomeno meccanico e il fenomeno sociale [15]. Altrove egli osserva che «un gran numero di fenomeni sociali presenta una certa somiglianza con il movimento di un punto materiale sollecitato da più forze» [16] e che il paragone della società con un sistema di punti materiali «è il solo che possa far comprendere le azioni e le reazioni molto complicate dei fenomeni so-[pag. 30]ciali e possa darci in tal modo un’idea netta dell’equilibrio economico o sociale»[17].

Questa teorizzazione dei fenomeni sociali, che si ritrova esplicitamente o implicitamente in tutti coloro che tentano di spiegare la dinamica sociale in termini di equilibrio e di modificazione delle condizioni che determinerebbero questo equilibrio, pretende di utilizzare nell’ambito della sociologia predicati tipici della fisica quali appunto quelli di equilibrio statico, di equilibrio dinamico e di forza. Senonché tali predicati hanno un senso preciso nella meccanica dove ad esempio il concetto di forza è utilizzato insieme a quelli di massa e di accelerazione e i tre concetti vengono collegati da una relazione funzionale. Ma che senso ha utilizzare il concetto di forza nell’ambito della scienza sociale?

In meccanica la forza è definita mediante specifiche operazioni di misurazione. Nell’ambito della sociologia tale definizione è ovviamente inutilizzabile. Parlare di forze sociali che determinano il mutamento è un modo, tipico del linguaggio comune, di esprimere il fatto che certi comportamenti di alcuni soggetti determinano un mutamento nei comportamenti di altri soggetti, cioè una modificazione degli interessi di questi ultimi. È evidente come l’uso del concetto meccanico di forza, sia pure in un significato analogico, sia del tutto fuori luogo a questo proposito. Senza ricorrere al concetto fisico di forza possiamo inquadrare i fenomeni entro lo schema funzionale assumendo il mutamento nel comportamento di un soggetto S1 (cioè le modificazioni del suo campo di interessi) come variabile dipendente rispetto al comportamento di un soggetto S2, considerato come variabile indipendente, ferme restando certe condizioni controllabili (parametri). Quanto abbiamo detto ci consente di precisare che, nell’ambito delle scienze sociali, quando la relazione Rƒ (x, y; p1, p2, …, pn) contiene la variabile tempo come variabile indipendente implicita possiamo parlare di analisi dinamica, ma dobbiamo tener presente che si tratta di un’analisi dinamica che non ha niente a che vedere con la meccanica. In quanto pur utilizzando sul piano metodologico la relazione funzionale (allo stesso modo della fisica), questa relazione assume un significato radicalmente diverso e si pone tra predicati (variabili) radicalmente diversi.

In altre parole, concepire la dinamica sociale in termini di equilibri e di forze è del tutto sterile dal punto di vista scientifico in quanto tali concetti non possiedono alcuna capacità esplicativa dei fenomeni sociali. Dire che i sistemi sociali mutano in quanto vengono al-[pag. 31]terate le condizioni di equilibrio del sistema da forze esterne (o interne) al sistema, significa solo affermare, utilizzando concetti mutuati analogicamente dalla fisica, che i sistemi sociali mutano… quando mutano! Non essendo infatti possibile definire la forza, né gli altri predicati coi quali essa viene usata, in quanto non è possibile usare il concetto di forza in contesti diversi da quello della fisica nel quale risulta definita in termini operativi e collegabile funzionalmente ad altri predicati operativamente definiti, è chiaro che tutte le argomentazioni dei teorici dell’equilibrio sociale si risolvono in un insieme di generiche considerazioni del tutto superficiali e non suscettibili di alcun approfondimento. Ciò è mostrato anche dal fatto che i concetti che si continuano a utilizzare sono sempre quelli, oltremodo elementari, espressi da Pareto e da lui stesso non approfonditi per una intrinseca impossibilità.

La scienza sociale deve dirci non già che le strutture sociali mutano o non mutano quando… sono in equilibrio (cioè quando non mutano!) ma deve analizzare il come di questo mutamento, cioè il modo in cui avviene il mutamento, partendo dalla considerazione del campo di interessi del soggetto nel quale avvengono questi mutamenti.[pag. 29]

Note

[13] V. Pareto, Corso di economia politica, Torino, 1948, § 585.

[14] V. Pareto, Corso di economia politica, op. cit., § 586.

[15] V. Pareto, Corso di economia politica, op. cit., § 592.

[16] V. Pareto, Corso di economia politica, op. cit., § 610.

[17] V. Pareto, Corso di economia politica, op. cit., § 619.

Indice della pubblicazione

Il problema del metodo nella sociologia

Giulio Bolacchi


1. Gli ostacoli alla comprensione scientifica del comportamento umano.

2. La prospettiva di Max Weber. online

3. La distinzione tra scienze storico-sociali e scienze naturali. online

4. La confusione tra prospettiva evoluzionistica e prospettiva strutturale. online

5. La spiegazione causale. online

6. Prospettiva strutturale e prospettiva evoluzionistica con riferimento all’ordine seriale.

7. L’inconsistenza del concetto di comprensione scientifica dei fenomeni nel loro divenire storico.

8. Verifica e imputazione causale.

9. Critica del metodo della spiegazione condizionale. online

10. Osservazioni sulla struttura del linguaggio scientifico. online

11. Un esempio di relazione funzionale.

12. Relazione funzionale e ordine seriale: analisi dinamica e analisi statica. online

13. Il tempo come ordine (dinamica strutturale) e il tempo come direzione (dinamica cumulativa). online

14. Le analisi sociali in termini di equilibrio e di forze. online

15. La prospettiva di Talcott Parsons.

16. I modi di organizzazione degli elementi dell’azione.

17. Predicati sperimentali e predicati teorici. Il livello di astrazione dei predicati. online

18. La relazione di interscambio, la relazione di appartenenza e la relazione di controllo.

19. Le dicotomie neutralità-affettività e specificità-generalità e l’uso della relazione combinatoria.

20. Il distacco tra la prospettiva metafisica di Parsons e la prospettiva scientifica. online

21. La distinzione tra processi di confine e processi interni.

22. I concetti di personalità e need-disposition.

23. Le relazioni di interscambio tra il sistema psicologico e gli altri sistemi.

24. Considerazioni critiche conclusive sul metodo di Parsons.

error: Protetto © Giulio Bolacchi