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La democrazia come commisurazione istituzionalizzata della forza sociale del potere istituzionale e del potere deviante
Con Staff su 4 Maggio 20140LeggiConsiderati i concetti di «libertà» come nettamente distinti da quello di «democrazia» resta da chiarire quali rapporti esistano tra gli stessi. In particolare, possiamo dire subito che in una comunione interrelata fondata sulla interiorizzazione, cioè in una società in cui sia massimo il grado di libertà intesa come adeguazione degli interessi comuni agli interessi dei singoli, non ha alcun senso parlare di democrazia. Più interessante si presenta, invece, il rapporto tra democrazia e comunione interrelata fondata sul potere, cioè tra democrazia e libertà negativa intesa come sfera di azioni di condizionamento, in termini di potere deviante, connessa alla autonomia del singolo.
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Le differenti caratterizzazioni del concetto di libertà
Con Staff su 5 Maggio 2014LeggiCiò premesso è chiaro come il fenomeno della democrazia debba svolgersi necessariamente entro schemi dinamici; in tal senso sembra anzi che lo stesso non possa prescindere dall’esistenza dell’antagonismo di classe e che la sua giustificazione debba individuarsi nel tentativo di attenuare l’antagonismo, istituzionalizzando in qualche modo le forme mediante le quali esso si esplica.
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La forza sociale del potere e il problema della maggioranza
Con Staff su 6 Maggio 2014LeggiL’explicandum della democrazia è dato da quell’insieme di fenomeni che vengono caratterizzati in termini di rappresentanza politica. Un explicatum dovrà inquadrare questi fenomeni a un livello teorico, in funzione delle strutture e della dinamica sociale.
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L’istituto della rappresentanza politica
Con Staff su 7 Maggio 2014LeggiA tal punto, occorre distinguere tra i due diversi fenomeni della elezione e del referendum, in cui si concretizza la possibilità di esplicazione della volontà popolare, esclusi, naturalmente, i casi di democrazia diretta. Osserviamo anzitutto, a proposito del referendum, che in quest’ultimo non sembra difficile poter ravvisare una manifestazione di interessi finali, analogamente a quanto si ha nell’ipotesi in cui gli stessi non vengano direttamente manifestati, ma rilevati indirettamente o discrezionalmente con metodi differenti da quelli elettorali.
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Democrazia come volontà popolare e democrazia come lotta in concorrenza
Con Staff su 8 Maggio 2014LeggiDopo quanto si è detto, comincia ad apparire chiaro come la definizione di «democrazia» proposta da Schumpeter, benché inquadri esattamente alcuni lati del fenomeno in esame, non tenga sufficientemente conto delle varie distinzioni che abbiamo sopra brevemente prospettato.
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Il metodo democratico e la rilevazione degli interessi pubblici
Con Staff su 9 Maggio 2014LeggiOccorre a tal punto precisare, per chiarir meglio i termini del problema, che la lotta per influenzare l’elettorato (che poggia sulla libertà di pubblica opinione), non comporta il ricorso a un qualche sistema elettorale; al contrario, essa può coesistere con qualsiasi metodo di sondaggio della pubblica opinione, ancorché differente da quello elettorale. L’unica conseguenza che la libera propaganda politica postula necessariamente, consiste infatti nella puntuale adeguazione degli organi legislativi ed esecutivi a quelle che possono dirsi le risultanti espresse dalla convergenza, su determinati interessi, della volontà della maggioranza o della totalità dei consociati.
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La democrazia come lotta in concorrenza per il comando politico
Con Staff su 10 Maggio 2014LeggiRiassumendo, dovrebbe apparire evidente come la dottrina classica non sia in grado di fornire una adeguata esplicazione del concetto di «democrazia»; essa, infatti, poggia sostanzialmente sui presupposti della razionalità e definitezza delle opinioni politiche dei singoli membri del corpo sociale, sicché, una volta negati tali presupposti, automaticamente viene meno la base su cui dovrebbe fondarsi il potere dell’elettorato di decidere le questioni politiche.
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La volontà popolare come risultante del processo politico
Con Staff su 11 Maggio 2014LeggiDa quanto detto, emergono due fondamentali considerazioni: la prima relativa alla indeterminatezza, irrazionalità e imprecisione in base alla quale il cittadino medio valuta gli interessi politici e collettivi; la seconda, che riguarda i rapporti tra quest’ultimo e la classe politicamente attiva, la quale sfrutta la debolezza dei processi mentali che informano l’azione di gruppo e la mancanza di responsabilità personale, propria delle azioni interessanti la collettività.
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Democrazia e volontà popolare
Con Staff su 12 Maggio 2014LeggiDa quanto si è detto consegue chiaramente come il concetto di «volontà popolare» non sia né sufficiente né adeguato a darci una visione esatta del regime democratico. Infatti, sia che si consideri la volontà popolare nel senso classico e, quindi, al di fuori di qualsiasi rispondenza della stessa con l’effettiva dinamica individuale e sociale, sia che la si consideri nel senso cui sopra si è accennato, è pur sempre possibile che una tale volontà sussista, nel caso di governi non democratici, a favore di questi ultimi. Segno che un tale significato di «democrazia» è troppo ampio, va cioè al di là del fenomeno che dovrebbe caratterizzare, per ricomprendere altri fenomeni appartenenti ad ambiti più generali.
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Indeterminatezza e irrazionalità del comportamento politico; la critica di Schumpeter al concetto di «democrazia»
Con Staff su 13 Maggio 2014LeggiL’attribuire a tutte le azioni politiche un elevato grado di autonomia e razionalità comporti necessariamente una considerazione egualitaria delle medesime, in rapporto al loro effettivo valore o peso politico. Il che solitamente, nell’ambito degli ordinamenti istituzionali a regime democratico, si traduce, sul piano normativo, in una eguaglianza formale scaturente da identiche situazioni giuridiche pubbliche che l’ordinamento medesimo riconosce ai propri soggetti in possesso di determinati requisiti.
Questo contrasta – secondo Schumpeter – su un piano psicologico, con la effettiva disuguaglianza, in valore e consapevolezza, dei comportamenti politici imputabili ai singoli individui e «come affermazione di fatto sulla natura umana, non è vera in nessun senso immaginabile». -
La dottrina classica della democrazia
Con Staff su 14 Maggio 2014LeggiLa definizione di «classe sociale» in termini di antagonismo tra gruppi operanti entro una struttura istituzionalizzata, in vista di una modificazione della stessa mediante l’uso del potere deviante, suggerisce una estensione della presente indagine al fenomeno della democrazia, potendo quest’ultima essere considerata come un metodo politico volto a consentire un costante adeguamento degli interessi pubblici a quelli privati e, quindi, una maggiore aderenza delle strutture istituzionali alla effettiva dinamica sociale.
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Potere deviante e classe sociale
Con Staff su 18 Maggio 2014LeggiIn una società strutturata in base all’azione di condizionamento, non è detto che la dinamica intrinseca al sistema si esaurisca nel rapporto di reintegrazione pendolare tendente a ripristinare le situazioni di potere istituzionalizzato, cioè legittimate nell’ambito del sistema. Il fenomeno del potere deviante contraddice a questa ipotesi, in quanto la sua esplicazione non può riportarsi alla dinamica pendolare delle strutture sociali; se così fosse, infatti, esso non avrebbe alcuna rilevanza in ordine alla modificazione di quelle strutture, in quanto verrebbe immediatamente assoggettato al processo riequilibratore della reintegrazione pendolare.
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Il sequestro come fatto sociale (estratto 29)
Con Staff su 22 Maggio 2014Leggi«Il relativismo culturale costituisce uno degli aspetti più rappresentativi della società attuale. Di fronte alla pluralità degli atteggiamenti e dei valori, che rendono diversi i gruppi sociali e ne specificano i modelli di comportamento e di organizzazione generalizzati, bisognerebbe porsi il problema della integrazione dei molteplici sistemi di interazione sociale in una prospettiva di reciproco rispetto; che è poi la
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Il sequestro come fatto sociale (estratto 23)
Con Staff su 22 Maggio 2014Leggi«Determinare cambiamenti nelle culture intervenendo sulle stesse mediante variabili esogene che non siano di tipo normativo-punitivo non è facile, soprattutto quando l’ordinamento politico è pluralistico e democratico; la classe politica tende infatti ad adeguarsi agli interessi della base del consenso, escludendo dal repertorio degli interessi pubblici qualsiasi atto che possa modificare le situazioni sociali esistenti.» (G. Bolacchi, Il sequestro come
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Il sequestro come fatto sociale (estratto 4)
Con Staff su 23 Maggio 2014Leggi«Quando una cultura sub-statuale potenzialmente deviante varca i confini dello spazio sociale pre-istituzionale per realizzare un deviamento attuale, essa ha un livello di accettazione sociale molto elevato; in tal caso il gruppo sociale da cui è espressa non è disposto a sacrificare gli interessi positivamente coinvolti che lo caratterizzano (e che fondano il proprio sistema normativo) a favore della cultura
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